Alessandra Severini
È un accordo storico quello chiuso dai 27 stati membri

Alessandra Severini
È un accordo storico quello chiuso dai 27 stati membri della Ue, ma non senza fatica. Ci sono voluti 4 giorni e 4 notti, 90 ore di negoziato per arrivare finalmente ad un'intesa comune sul Recovery Fund: 750 miliardi in totale, 390 di sussidi e 360 di prestiti.
DEBITO IN COMUNE. Una svolta storica perché per la prima volta l'Ue mette in comune il debito garantendolo con un bilancio da 1.074 miliardi, per uno stimolo economico complessivo di 1.800 miliardi.
LA FETTA ITALIANA. Al Belpaese va una consistente fetta di torta: 209 miliardi, il 28% del totale. Un piatto più ricco - 82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti - rispetto alla proposta iniziale della Commissione, che destinava al nostro Paese 173 miliardi (82 di aiuti e 91 di prestiti) anche se ad aumentare è la parte dei prestiti, che andrà restituita. In cambio, il nostro Paese dovrà presentare un vasto e credibile piano di riforme, il più presto possibile per beneficiare delle prime risorse già in autunno.
INVESTIMENTI. Le risorse dovranno andare a sostenere investimenti pubblici e privati capaci di rilanciare la crescita (come in infrastrutture e digitalizzazione). Una parte dei soldi andrà comunque investito nella sanità: sia nella ricerca sia nell'acquisto di apparecchiature medicali.
FRUGALI RIMBORSATI. L'ostruzionismo dei Paesi frugali è stato vinto con abbondanti concessioni sui rebate, i rimborsi introdotti per la prima volta su richiesta di Margaret Thatcher. In alcuni casi sono stati raddoppiati. Alla Danimarca sono andati 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 milioni della proposta iniziale); all'Olanda 1,921 miliardi (da 1,576 miliardi); all'Austria 565 milioni (da 287) e alla Svezia 1,069 miliardi (da 823 milioni).
I CONTROLLI. Tra i punti più controversi il meccanismo di controllo sui piani di rilancio dei singoli Paesi. Alla fine si è deciso che i piani saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l'attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef). Se in questa sede, in via eccezionale, qualche Paese solleverà dei dubbi potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Luglio 2020, 05:01
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