Lavoro, la salute dell'economia

Lavoro, la salute dell'economia

di Alberto Mattiacci

A fine agosto Ursula Von der Lyen tenne un importante discorso al Parlamento UE. La sostanza era semplice: nei 27 paesi UE la disoccupazione, nonostante il Covid, non è cresciuta. Ciò non è avvenuto per caso -disse- ma come effetto delle politiche attuate dal governo UE. Sottinteso (manco troppo): guardate invece quanti disoccupati negli USA, dove il governo non ha fatto come noi.
Altra immagine.
Dalle nostre parti, in Italia, nei mesi estivi è emersa un'inattesa e inedita preoccupazione: «non trovo gente per la vendemmia», dicono alcuni imprenditori; «non riesco a trovare camerieri» dicono altri. Sottinteso (manco troppo): colpa del reddito di cittadinanza, che regala soldi e agevola i nullafacenti, mettendo in crisi chi crea lavoro.
Morale. Il lavoro è la vera cartina di tornasole della salute di un'economia (altroché il PIL, che è una stima contabile piuttosto imperfetta).
Se l'economia di un paese è ben governata, una quota consistente della popolazione si attiva per lavorare; il lavoro è equamente retribuito (ciò significa, ad esempio, che un medico guadagna più di un vigile urbano); più redditi da lavoro alimentano più consumi che, a loro volta, incoraggiano le imprese a investire e assumere ulteriormente.
Un governo che lascia completamente fare al libero mercato e uno che vi crea distorsioni, regalando reddito, sono variazioni dello stesso tema: scelte che non funzionano bene.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Settembre 2021, 18:31
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