Un anno fa ci lasciava Pablito Rossi oggi il calcio italiano si scopre più solo

Un anno fa ci lasciava Pablito Rossi oggi il calcio italiano si scopre più solo
Marco Lobasso
Un anno senza Pablito, un dolore tutto italiano. Non abbiamo recuperato, no. Non abbiamo dimenticato, anzi. Ci sentiamo più soli, noi appassionati di calcio legati a quel pallone così poco esterofilo Anni 70-80, che ci portò fino alla vittoria del Mundial di Spagna 82.
Lui ci condusse. Paolo Rossi, chi altri. È passata una stagione intera da quando il campione dal sorriso gentile e dal fisico normale se n'è andato, in quell'ospedale di Siena il 9 dicembre 2020. E ci ha lasciato più soli, è vero, dentro una pandemia che non vuol finire e con questo calcio italiano di oggi, che più lo ami più fa di tutto per allontanarti.
Al tempo di Paolo Rossi c'erano gli Anconetani, i Rozzi e i Mantovani, mica i Ferrero di oggi che vanno in galera per bancarotta. Allora si poteva discutere per giorni su un fuorigioco non fischiato, mica come oggi che un gol si annulla dopo cinque minuti di attesa, dopo feste, abbracci e esultanze, solo perché il Var ha visto un tacchetto di scarpa fuori posto e quindi fuori gioco.
Ai tempi di Paolo Rossi c'erano le bandiere, oggi più plusvalenze che attaccamento alla maglia, alla squadra e alla propria città. Tutto questo, e molto altro, ci rende più dura da accettare, un anno dopo, la scomparsa di Paolo Rossi. Forse perché quei campioni Anni 80 come Pablito rappresentavano un'Italia semplice e fortissima, così vicina a noi. Perché la bi-zona di Oronzo Canà ci faceva ridere, mentre esterni alti e scout oggi un po' ci intristiscono.
Essere semplici è un valore, oggi più di ieri, anche nel Supercalcio che viviamo, anzi che subiamo. Il calcio italiano ha bisogno di scendere dai piedistalli e di parlare di più con noi appassionati. Come faceva Paolo Rossi, che su un piedistallo, in fondo, non è salito mai. Per questo, forse, oggi ci manca più di un anno fa.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Dicembre 2021, 05:01
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