Paola Pastorini
Il Realismo magico? Più reale del reale, così perfetto

Paola Pastorini
Il Realismo magico? Più reale del reale, così perfetto e algido tanto da diventare quasi irrealtà. Non è un gioco di parole facile, ma la sintesi della corrente artistica che si sviluppò in Italia tra gli anni Venti e Trenta a cui Palazzo Reale dedica da oggi al 27 febbraio una importante mostra, a 33 anni dall'ultima esposizione.
Riuniti più ottanta opere di artisti come Cagnaccio di San Pietro, Felice Casorati, Antonio Donghi, Achille Funi, Mario Sironi in un allestimento promosso dal Comune con 24 Ore cultura. I curatori Gabriella Belli e Valerio Terraroli accompagnano alla riscoperta di questa corrente. «Il Realismo magico? Una modalità espressiva che, depurata dalle tensioni del futurismo e dell'espressionismo, lavora - spiegano - su una nuova resa dell'immagine: algida, tersa, spesso indagata nei più minuti dettagli, talmente realistica da rivelarsi inevitabilmente inquietante e straniante». Il Realismo magico va visto non solo come uno stile ma come un vero movimento nonostante sia stato breve e senza un manifesto, fagocitato dal Novecento di Margherita Sarfatti, che si impone come corrente vincente e poi di regime.
I pittori partono dalla riscoperta di autori come Masaccio, Piero della Francesca e Giotto, rivisitati alla luce delle avanguardie soprattutto quelle tedesche e scegliendo temi lontani dalla beatificazione del lavoro, della donna, della patria. Ci sono i bambini dagli sguardi straniati, le bagnanti sospese nella loro fisicità, le nature morte lucide, i paesaggi irreali, i ritratti perfetti e senza ombre. «Era un movimento antipolitico e questo, in anni di regime - chiosa Belli - si chiama dissenso, tanto che lo stesso Felice Casorati finì in prigione».
Fino al 327 febbraio. Piazza Duomo. Orari 10-19.30; giov fino alle 22.30, chiuso lun. Biglietti 14/12 euro.

Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Ottobre 2021, 05:01
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