Orgoglio Galli: «A Milano voglio successi anche da dirigente»

Orgoglio Galli: «A Milano voglio successi anche da dirigente»
Orgoglio di essere milanese e voglia di lavorare «25 ore su 24» per portare grandi risultati alla pallavolo e alla città di Milano. Claudio Galli, classe 1965, è uno degli atleti più vincenti del volley italiano tra gli Anni 80 e 90 con i club e in azzurro (214 presenze in Nazionale). Dopo due finestre come giocatore a Milano (e dopo una lunga carriera post agonistica di commentatore tv) è approdato da poco nella dirigenza dell'Allianz Powervolley.
Quali saranno le sue competenze?
«Mi occuperò di progetti speciali. Vogliamo far sì che le tante eccellenze di Milano possano essere promosse insieme alla pallavolo. Non lavoreremo solo con aziende, ma anche con università, musei, teatri. Vogliamo crescere nei risultati sportivi, ma anche valorizzare il territorio e il mondo del sociale, tanto caro al nostro presidente Lucio Fusaro».
Intanto, presentando il giapponese Ishikawa sulla terrazza della Rinascente, con il Duomo sullo sfondo, vi siete aperti una bella porta verso il Sol Levante...
«È uno dei volti delle Olimpiadi di Tokyo, che speriamo si possano disputare nel 2021. Potrà essere importante per quelle realtà che insieme alla nostra società vorranno espandere la loro immagine in Giappone. Ma non l'abbiamo preso per il marketing: Ishikawa è un ottimo ragazzo e soprattutto un talento straordinario».
Riavvolgiamo il nastro del tempo, e torniamo al Claudio Galli giocatore a Milano.
«Vinsi nel 1987 una Coppa Confederale con l'allora Gonzaga. Il presidente era Renzo Rovatti, un ex giocatore dell'Inter. Ricordo questo perché nel 1990, quando tornai dopo un triennio a Parma, la pallavolo a Milano era guidata da Silvio Berlusconi. Lavorai per entrambe le patrie calcistiche...».
Negli anni di Berlusconi due Mondiali per Club e una Coppa delle Coppe nel 1993. Il grande rimpianto è non aver raggiunto lo scudetto, nonostante due finali?
«Mi brucia di più la finale di Coppa delle Coppe persa nel 1992 contro Montichiari 17-16 al quinto set. In campionato e in Coppa Italia abbiamo avuto le nostre occasioni, ma il campo non mente. Quei risultati che non arrivarono allora mi danno ancora adesso la carica per cercarli da dirigente».
Erano anni con tanto pubblico nei palazzetti e con un'infinità di campioni, stranieri e italiani. Lei ha appena scritto un libro, In viaggio con i fenomeni, su quella Generazione di fenomeni azzurri di cui fece parte con i vari Zorzi, Lucchetta, Tofoli, Bernardi e non solo.
«L'espressione Generazione di fenomeni in realtà non ci piace tantissimo, perché sembra che tutto sia nato per caso. Quei trionfi furono il frutto di un durissimo lavoro e di un progetto lungimirante ideato 10 anni prima dall'allora ct azzurro Carmelo Pittera».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Settembre 2020, 05:01
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