Marco Lobasso
Ibra, che delusione. Ci eravamo abituati a quel ruolo di duro mai

Marco Lobasso
Ibra, che delusione. Ci eravamo abituati a quel ruolo di duro mai sopra le righe, di campione un po' avanti negli anni ma pronto a prendere per mano i giovani, a difenderli, a incitarli, a vincere per loro. In appena due giorni quell'immagine di Zlatan supereroe, capace con il suo talento e la sua passione di trasformare il Milan da oggetto misterioso a macchina da guerra, si è liquefatta, per lasciare il posto a quella insopportabile e triste di campione viziato, prepotente, incurante di regole e bon ton. Vedere Ibra in quelle foto al ristorante ci ha fatto male. Lo immaginavamo così diverso dagli altri fuoriclasse, duro e puro, incurante di look e immagine, così lontano dall'algido e freddissimo CR7. Invece, eccolo lì senza mascherina, al ristorante in zona rossa, al centro di Milano, di domenica, bicchieri in tavola e relax. Privilegiato e viziato come tutti gli altri, incurante di divieti e regole da rispettare.
Potevi evitarcelo, Ibra. Siamo a oltre 115mila morti per Covid e l'Italia ribolle di proteste di ristoratori senza lavoro e senza danaro. Non avevamo bisogno di scoprire che anche il nudo e puro Ibrahimovic, applauditissimo a Sanremo, brillante negli spot anti-Covid, può mandare in frantumi l'immagine idealizzata che avevamo di lui.
Ma non c'è solo Ibra in questa brutta storia in zona rossa e di divieti ignorati; c'è anche il Milan e a pieno titolo. Stucchevole la difesa del club che si è affrettato a chiarire che in quel ristorante del centro lo svedese era andato a un incontro di lavoro: due chiacchiere e un bicchiere di vino con lo chef Simonato. Difficile da credere. Torna in mente un episodio simile di inizio aprile, quando la Juve ha messo fuori squadra Arthur, McKennie e Dybala per un party senza regole. Chi sbaglia paghi. Vale per tutti, anche per Ibra e per il Milan.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Aprile 2021, 05:10
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