Marco Branca ha legato il suo nome all'Inter da giocatore e soprattutto da dirigente

Marco Branca ha legato il suo nome all'Inter da giocatore e soprattutto da dirigente
Marco Branca ha legato il suo nome all'Inter da giocatore e soprattutto da dirigente dove ha vinto 15 trofei compresa la (tanto sospirata) Champions del 2010. Al fianco di José Mourinho. L'ex attaccante ha avuto però pure una parentesi alla Roma. In vista della sfida di stasera a San Siro tra la Roma di Fonseca (in corsa per la Conference) e l'Inter di Antonio Conte, ecco le sue parole.
Domanda d'obbligo: sorpreso da Mourinho alla Roma?
«Non pensavo la Roma potesse ambire subito a un tecnico così, ma non sono sorpreso dalla scelta di Josè. Sono contento anzi perché sono sicuro che per lui Roma è perfetta, è una città piena di stimoli e passione. E quando ci sono queste premesse lui sta bene e rende al massimo».
Qualcuno dice che ha già dato tutto?
«E sbagliano. Ha vinto pure al Manchester United e parliamo di meno di 3 anni fa e non dimentichiamo che l'ultimo trofeo europeo in Italia l'ha portato lui. È un fuoriclasse assoluto con tutto il rispetto per Fonseca».
Quel trofeo era pure suo...
«Quella notte a Madrid ero più felice per Moratti e tutti gli altri che per me. Non mi era mai capitato. Questo succede in una famiglia. La mia casa è stata l'Inter, vestire per la prima volta quella maglia è stato più emozionante che vincere lo scudetto con lo Samp».
E l'Inter di Conte e Marotta?
«Ha meritato lo scudetto. Antonio ha fatto un gran lavoro abbattendo i pregiudizi e dando continuità. Ha raccolto i suoi frutti, ora vediamo che succede in società».
Poche presenze a Roma, ma ha avuto modo di giocare con Totti. Si vedeva che sarebbe diventato un campione?
«Non è che si vedeva, era lampante! Lui aveva 18 anni, parlava poco ma la battuta pronta già ce l'aveva. Sul campo era già un fenomeno. Per me è stato il più forte degli ultimi 30 anni in Italia».
Più di Ronaldo il Fenomeno?
«Forse no, il brasiliano è al primo posto ma lui è nei dintorni. Come sapeva leggere il calcio Francesco non ho visto nessuno».
Mourinho sarà uno stimolo per il calcio italiano, ma la differenza con la Premier è netta, vero?
«Lo era già 20 anni fa quando ci giocai io, ora ancora di più. Bisogna privilegiare il settore giovanile mettendo dei maestri bravi e non per forza quelli che puntano solo a vincere i titoli per dare lustro, Oggi i calciatori hanno troppe distrazioni esterne».
Che idea si è fatto della Superlega?
«È stato un gruppo di presidenti disperati a livello economico che hanno perso di vista la dimensione del calcio popolare per provare solo a investire più soldi per loro. La meritocrazia non va mai abbandonata. Io sono nato a Grosseto, figlio di un barbiere e ho vinto tanto da calciatore e da dirigente».
Lei è stato il dirigente più vincente della storia interista. Quando pensa di tornare in pista?
«Proposte in passato ci sono state, anche un paio di volte dalla Roma. Ma non si sono incastrati alcuni elementi. Io sono qua, di certo non mollo e sono aggiornatissimo ma voglio un progetto serio».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Maggio 2021, 05:01
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