Ferruccio Gattuso
Togli i colori ad Arlecchino, vestilo in bianco e nero, ma

Ferruccio Gattuso
Togli i colori ad Arlecchino, vestilo in bianco e nero, ma soprattutto vestilo di verità. Quando sarà disperato, lo sarà davvero, e quando ci farà ridere è perché davvero la situazione è comica, ma mai irrealistica. Al Teatro Elfo Puccini è atteso da domani un Arlecchino servitore di due padroni originale, diverso, spiazzante. E ha il volto malinconico e intenso di Natalino Balasso.
Com'è nato il suo coinvolgimento in quest'opera?
«Il regista Valerio Binasco, che ha riadattato in modo particolare il testo di Goldoni, cercava un protagonista diverso da quello della commedia dell'arte, soprattutto da quello celebre strehleriano. Voleva un Arlecchino malinconico, dal volto neorealista. Ha scommesso su di me».
Scommessa riuscita: lo spettacolo raccoglie ottime critiche. Sbarcare nella Milano dell'Arlecchino di Giorgio Strehler le crea ansia?
«No, perché siamo un'altra cosa: il protagonista di Strehler è bipolare, è sciocco e furbo. E poi quel fantastico Arlecchino reso celebre da Ferruccio Soleri non è solo milanese, appartiene a tutto il mondo».
Perché parla di tocco neorealista?
«L'Arlecchino di Binasco è profondo, reale. È uomo di sentimenti. Ci muoviamo in un'Italia in bianco e nero, negli anni '50. Siamo in una società povera ma dignitosa, e Arlecchino ha bisogno di lavorare per mangiare. Due padroni sono una necessità. Non pensa a fare circo, pensa a sopravvivere».
Che rapporto ha con Milano il veneto Natalino Balasso?
«Ottimo, perché qui il pubblico è attento e curioso, ed è facile farsi comprendere. Per un attore tutto ciò è molto gratificante».
Deve la sua popolarità alla tv: ci tornerebbe?
«No. Mi limito a poche apparizioni. Ho detto sì al lusinghiero invito di Adriano Celentano, per me un mito. E apparivo in video agli Stati Generali di Serena Dandini».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Gennaio 2020, 05:01
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