Ferruccio Gattuso
«Il titolo ora è più breve ma lo spettacolo

Ferruccio Gattuso
«Il titolo ora è più breve ma lo spettacolo dura come la scorsa stagione, ci si guadagna a tornare». Assurdo come sempre, Giovanni Vernia. Il comico genovese diventato famoso come il discotecaro Johnny Groove da Zelig stasera è al Manzoni con la versione riveduta e corretta del suo show. E si gode un rotondo sold out.
Da Vernia o non Vernia: questo è il problema a oggi, cos'è cambiato?
«Ho tagliato e aggiunto, questa è una versione più moderna e attuale rispetto alla penultima. E poi c'è più psichedelia».
In che senso?
«Prima c'era un musicista con me, ora sono io a fare tutto. Quando si dice un one man show totale: sono io a usare una console, rispolvero la mia vecchia passione da deejay. E poi creo dei loop e dei ritmi utilizzando sovraincisioni con la mia voce. Che fatica e che divertimento».
C'è sempre tanta autobiografia, nello show?
«Certo. Rievocare la mia infanzia mi ha generato nuovi ricordi».
Con questo show si scopre il Verna mattatore, ma anche quello imitatore e parodista non era male.
«Sì, il pubblico ama molto le mie versioni di Marco Mengoni, Gianluca Vacchi, Fedez. Però tutto ha un suo tempo. E oggi non vedo sulla scena dei personaggi meritevoli».
Lei ha sempre detto che la sua ispirazione nasce dall'osservazione della gente: anche oggi che i social ne danno la versione più stucchevole o cinica?
«Ogni cosa ha un lato divertente, basta tirarla fuori nel modo e nel momento giusto. Dove c'è l'Uomo, si ride. La natura umana, anche la rabbia, ha un lato divertente. L'unico metro di misura deve essere il buon gusto».
Le piacerebbe tornare a Sanremo come nel 2010?
«Nemmeno un po'. Un comico al Festival raramente fa ridere. Laggiù vince la polemica e la caccia alla gaffe. E se hanno attaccato Amadeus, figurati un comico. Se sbagli una battuta, sei finito».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Febbraio 2020, 05:01
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