Ferruccio Gattuso
Fortunati i popoli che non perdono il senso del classico. Non

Ferruccio Gattuso
Fortunati i popoli che non perdono il senso del classico. Non serve scippare e riadattare il celebre motto di Brecht per spiegare come la prigione dell'immediato nella quale vive l'epoca attuale possa far smarrire l'importanza dei classici. Anzi, ci sono classici che diventano tali reinterpretando altri classici. Come è accaduto con I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori, storia di una messa in scena, di ritorno al Teatro Franco Parenti fino al 23 febbraio per la regia di Andrée Ruth Shammah. Non a caso la regista milanese dichiara che «questo è un tempo di inquietudini, di perdita di confini e valori che chiede di tornare indietro per fare il punto, confrontarsi e rimettersi alla prova. Ci sono momenti storici in cui alcuni testi ci sembrano necessari». Per maneggiarli, certo, ci vogliono artisti e intellettuali di spessore, come erano Testori e Franco Parenti e come è oggi Shammah. «Testori adorava Manzoni spiega la regista - e con quest'opera lo dimostra: la difficoltà sta nel mantenere la forza interiore del classico a prescindere dal linguaggio, perché questo, col tempo, può ricoprirsi di una patina. Ma se lo ravvivi con la tua esperienza, esso rinasce».
Dunque, la forza del classico sta nel riuscire a parlare a qualsiasi epoca: «I Promessi Sposi è sempre attuale. Solo per fare un esempio, sul tema della corruzione spiega Shammah che è, più che ogni altra cosa, la corruzione di un'anima pulita. Come accade a Renzo che, di fronte alle ingiustizie, arriva a desiderare la morte di Don Rodrigo. Ma la forza del romanzo sta anche nello smontare certo manicheismo che oggi, ad esempio, trionfa in rete e sui social. Non è tutto bianco e nero, ci dice Manzoni, e qualche volta, addirittura, da azioni malvagie può scaturire, come ultimo esito non previsto, perfino il bene».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Febbraio 2020, 05:01
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