Ferruccio Gattuso
«Charlie Chaplin? Di una grandezza assoluta. Come comico,

Ferruccio Gattuso
«Charlie Chaplin? Di una grandezza assoluta. Come comico, prima ancora che autore. Era il genio della sottrazione: levava tutto, restavano lui e la gag. Nessuna vanità, nessun orpello. Noi attori e comici possiamo solo cercare di avvicinarci a uno come lui». Lello Arena, attore che ha fatto del palcoscenico e dell'arte della comicità la sua storia professionale, ha parole di vero amore per il genio inglese. Al centro del suo spettacolo Oh, That Chaplin!, domenica allo spazio Teatro No'hma l'autore e interprete di capolavori come Luci della ribalta e Il grande dittatore diventa uno specchio nel quale guardarsi dentro. Ma anche l'occasione per raccontare che dietro alla grandezza c'è «un grande fallimento».
Com'è nata l'idea di questo monologo con musica, con l'ausilio di Francesca Taviani al violoncello e Rossella Giordano al pianoforte?
«Grazie ad alcune letture, mi sono imbattuto in un Charlie Chaplin inedito, praticamente sconosciuto. Una storia che sembrava finta, tanto era particolare».
Quale?
«Alle spalle di Chaplin, prima che diventasse Charlot, l'artista tra i più geniali del Novecento, c'è un fallimento: lui sognava di diventare un concertista di successo e un compositore stimato. Scrisse un brano musicale dal titolo Oh! That Cello!! e fondò una casa di produzione che, tuttavia, fallì in breve tempo. Il suo talento cinematografico e il mondo decisero per lui. In parte usò la sua musica per i film che realizzò, ma rimase in lui la frustrazione».
E come la placò?
«Cercò di sfruttare la sua celebrità: una volta diventato una star, organizzò concerti nei quali eseguiva la sua musica per amici e vip. Oltretutto era mancino, doveva quindi invertire le corde degli strumenti che suonava».
Nel monologo, oltre al Chaplin mancato musicista, c'è spazio per l'uomo?
«Racconto aneddoti curiosi e poco conosciuti: tra i primi, quello che vide Chaplin presentarsi, un giorno, a un concorso di sosia di Charlot. Alla fine, Chaplin non vinse nemmeno, arrivò solo sesto. C'era chi era più Chaplin di lui».
Il vero Chaplin apparirà sul palco?
«Ci sono proiezioni con immagini particolari e inedite. E anche un filmato nel finale: ascolterete un Chaplin ottantenne ma tutt'altro che domo».
Come Chaplin mancato musicista, esiste anche un Lello Arena alternativo che avrebbe potuto imboccare un'altra strada?
«Certo. Pochi sanno che ho cominciato come giocatore di rugby, sport che ho adorato e praticato per anni, fino a militare in serie D. Correre sul campo, combattere per acciuffare quella benedetta palla ovale era la mia più grande gioia. Alla fine, ha vinto il teatro. Ho salvato le costole e ho raccolto grandi soddisfazioni come attore».
Il suo rapporto con Milano?
«Per anni sono stato cittadino milanese, quando lavoravo nei programmi Mediaset come Striscia la Notizia. Pochi evidenziano una cosa: che Milano e i napoletani sono fatti per capirsi. Tanti di noi qui vivono felicemente».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Gennaio 2020, 05:01
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