Enrico Chillè
Vendevano in tutta Italia false polizze assicurative Rca,

Enrico Chillè
Vendevano in tutta Italia false polizze assicurative Rca, grazie anche ad una rete di (finti) intermediari, call center e decine di siti web. Quello che però mancava nell'offerta era proprio la polizza, ma le ignare vittime si rendevano conto di essere state truffate solo in caso di incidenti o di controlli in strada da parte delle forze dell'ordine. Ieri i carabinieri di Milano hanno chiuso le fila dell'indagine, con 16 arresti e il sequestro di beni per 30 milioni di euro: due sale slot e scommesse, 18 autoconcessionarie e auto di lusso, un negozio di abbigliamento, un immobile, tre terreni e un motoscafo.
A capo della banda, attiva sin dal 2012 nel Casertano, c'erano due fratelli di Villa Literno, Federico e Dionigi Catena: insieme a collaboratori fidati avevano messo in piedi una struttura altamente organizzata, che per lungo tempo era riuscita a non destare sospetti reinvestendo subito i proventi delle attività criminali in società di vario genere, quasi sempre affidate a prestanome. Il giro d'affari delle truffe era compreso tra i 5mila e i 10mila euro al giorno e nessuno si era accorto di nulla fino al 2017, quando una compagnia assicurativa aveva denunciato la presenza di un migliaio di polizze contraffatte col proprio marchio. Le vittime della truffa, infatti, erano convinte di aver stipulato polizze con grandi gruppi assicurativi e non sapevano di aver speso ingenti quantità di denaro per nulla.
L'indagine era partita da Milano e poi, per competenza territoriale, era passata alla Procura di Santa Maria Capua Vetere: in oltre due anni è stato accertato che i due fratelli a capo dell'organizzazione non esitavano ad ostentare un altissimo tenore di vita, tra auto di lusso e viaggi nei maggiori casinò d'Italia. I proventi delle attività illecite venivano però girati immediatamente su almeno 280 carte Postepay intestate ai loro prestanome, che gestivano così il flusso di denaro sia per pagare il compenso di altri associati, sia per rigirarlo ai vertici dell'associazione.
La pubblicizzazione delle false polizze assicurative avveniva tramite un sistema di almeno 78 siti web, tutti con server esteri ma immediatamente visibili su Google grazie all'acquisto dei privilegi di priorità, ma anche con call center fissi in realtà virtuali e carte Sim con intestazioni false. I dipendenti della piattaforma telematica, costretti a orari estenuanti, venivano costantemente controllati e, per non destare sospetti, spesso cambiavano sede di lavoro. I 16 arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa aggravata, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo di attività e intermediazione assicurative e uso di marchi e segni contraffatti.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Luglio 2020, 05:01
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