Aborto, servono più medici

Elisa Straini
Un numero «troppo alto» di ginecologi obiettori e «pochi consultori» sul territorio. Poco uso di pillola farmacologica (RU486) e più concorsi ad hoc per medici non obiettori.
Fa acqua la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza in Lombardia, visto che «non trova piena applicazione». La denuncia è del Pd al Pirellone. Le interruzioni di gravidanza, ha riferito la consigliera Paola Bocci presentando un'indagine, sono in calo: «13.499 nel 2017, cioè 331 in meno rispetto alle 13.830 del 2016 - ma la percentuale di ginecologi obiettori resta quasi invariata, 66,1% nel 2017 (68,2% nel 2016), con punte oltre l'80% in 11 strutture, fino ad arrivare anche al 100% in 5 ospedali: Gallarate, Iseo, Oglio Po, Sondalo e Chiavenna». Un dato «sconfortante con ripercussioni anche sugli stessi medici, perché i pochi non obiettori hanno un carico di lavoro altissimo», ha detto Bocci, «anche 3 interventi a settimana», contro la media di 1,3 in Piemonte e di 1,2 in Veneto. Inoltre, «sono solo il 63,9% delle strutture che ha il reparto di Ostetricia e Ginecologia effettua Ivg». Ecco perché le Asst sono costrette a ricorrere ai cosiddetti gettonisti, medici chiamati solo per effettuare interruzioni di gravidanza. Ancora più sconfortanti i numeri sull'interruzione farmacologica con Ru486: «In Lombardia nel 2017 è stata utilizzata nell'8,2% delle strutture (18,2% è la media nazionale)». Ecco perché la Lombardia deve fare concorsi ad hoc per non obiettori, come nel Lazio.
Critiche che l'assessore al Welfare Giulio Gallera rispedisce al mittente: «È l'ennesima posizione strumentale che sentiamo tutti gli anni, una litania infondata», ha commentato. «Non ci sono liste d'attesa, tutte le donne che vogliono fare l'interruzione di gravidanza in Lombardia possono farlo e addirittura il 15% arriva da fuori Regione». E «anche i consultori riescono a svolgere in maniera egregia» la loro funzione.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Giugno 2018, 05:01
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