Rap e droga, Valentina Travali condannata a 7 anni e due mesi

Rap e droga, Valentina Travali condannata a 7 anni e due mesi

di Elena Ganelli

Spacciava mentre era agli arresti domiciliari e sempre da casa era diventata una delle protagoniste del video rap che inneggiava ai fratelli, Angelo e Salvatore, entrambi detenuti. Ieri Valentina Travali, figlia di Giuseppe, capo dell'omonima famiglia deceduto dieci giorni fa, è stata condannata a sette anni e due mesi di carcere, una pena addirittura superiore a quella richiesta dall'accusa. La 34enne è comparsa davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Cario per rispondere di detenzione a fini di spaccio in relazione al rinvenimento nella sua abitazione, l'11 marzo scorso, di un ingente quantitativo di cocaina. Quel giorno gli agenti della Squadra mobile di Latina erano andati a casa della donna, ai palazzoni del quartiere Q4, per dare esecuzione a un'ordinanza di aggravamento della misura cautelare su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia. La Travali era agli arresti domiciliari nell'ambito dell'operazione Reset che aveva portato in carcere altri 18 componenti dell'organizzazione, proprio durante la detenzione a casa era apparsa in un video rap che inneggiava in maniera esplicita ai fratelli detenuti Angelo e Salvatore, soprannominati Palletta e Bula. I protagonisti del video tra cui proprio Valentina maneggiavano un grande quantità di denaro e parlavano di rapine mimando il gesto della pistola. In casa della donna, alla quale doveva essere contestata la violazione degli obblighi imposti dai domiciliari gli uomini della Questura hanno trovato 49 grammi di cocaina, circa 314 dosi, oltre a una penna pistola calibro 22 con un bossolo all'interno e un centinaio di cartucce di vario calibro. Oltre all'aggravamento della misura cautelare per la partecipazione al video nei suoi confronti è stato dunque aperto un nuovo procedimento penale per detenzione a fini di spaccio. Reato per il quale ieri mattina è comparsa davanti al gip Cario: il processo, su richiesta della difesa rappresentata dall'avvocato Alessia Vita, si è svolto con rito abbreviato per beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Il pubblico ministero Simona Gentile, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto una condanna a sei anni di carcere tenuto conto dei precedenti e dell'ingente quantità di droga ma il gip ha emesso un verdetto ancora più pesante nei confronti della 34enne tuttora detenuta a Roma - condannandola a sette anni e due mesi di detenzione oltre a 40mila euro di multa.
Elena Ganelli
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Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 11:36
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