Virus, Roma: tavolini semivuoti e uno chef su due non è ripartito
di Lorenzo De Cicco
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E pure per quanto riguarda guanti e mascherine, chi ha riaperto sembra essersi attrezzato, con tanto di gel sul bancone a portata di spruzzo. Per i bar, era più facile, dicono gli addetti ai lavori. Per i ristoranti no: le regole erano di più. E quindi servirà più tempo. «In Italia finora ha riaperto il 45% dei ristoranti - dice Claudio Pica, vice-presidente nazionale Fiepet Confesercenti - ma a Roma è rimasto chiuso il 65%, mentre i bar all’80% erano aperti, nella Capitale. Soffrono soprattutto le grandi città, abituate alle folle dei turisti e agli uffici attivi pieno ritmo». Va così anche a Firenze (30% di ristoranti aperti e 60% di bar) e a Napoli (il 40% di ristoranti si è riattivato e il 60% delle caffetterie). Nel centro storico di Roma, secondo altre stime, 9 ristoranti su 10 non riapriranno subito.
REBUS POSTI A TAVOLA
Non tutti sono riusciti ad attrezzarsi con le distanze tra i tavoli o con le barriere di plexiglass da montare per rosicchiare qualche centimetro. «E in tanti - riprende sempre Pica della Confesercenti - non hanno capito chi si può far sedere vicino, senza che stia lontano un metro. I famigliari? I congiunti, solo conviventi? E con gli affetti stabili come ci comportiamo?». Aggiungi un posto a tavola, che c’è un congiunto in più? «Aspettiamo le faq», le domande & risposte del governo (o delle Regioni). Due ristoranti su 10, nel Lazio, stanno pensando di acquistare il termoscanner, per misurare la temperatura ai clienti prima di pranzi e cene. Così potranno incollare alla porta d’ingresso la vetrofania “Covid free”, il bollino di sicurezza elargito dalla Pisana.
STRISCE FAI-DA-TE
Non tutto fila liscio, comunque, nel primo giorno di caffè e piatti serviti al tavolo. Nonostante la penuria di clienti in giro, a qualcuno viene già voglia di allargarsi su strade e marciapiedi. Anche se la sindaca Virginia Raggi non ha ancora sfornato l’ordinanza che dovrebbe concedere fino al 50% degli spazi all’aperto in più, pure alle librerie. Ieri per esempio a largo dei Librari, dietro Campo de’ fiori, un bar aveva già spennellato sui sampietrini strane strisce bianche, come per delimitare le nuove zone per i dehors. «Servono regole», si lamenta un residente, Marco Carella. Polemiche a parte, per molti tornare al bancone è stato un piacere.
«Con l’asporto le cose non funzionavano, non siamo in America, la gente vuole il caffè qui», dice Eleonora Ferrari, 35 anni, e batte la mano (foderata dal guanto) sul bancone del bar di via Festo Avieno, alla Balduina. I clienti quindi si aspettano, anche se non arrivano a frotte, come prima. Succede ai Navigli di Milano come sul lungomare di Napoli. «Oggi abbiamo aperto anche un po’ per curiosità - racconta Antonio Parente, 59 anni, da 35 al Papalino, trattoria di Borgo Pio famosa per la spigola al guazzetto - È l’una, di solito c’era la lotta per trovare un tavolo. Invece abbiamo dimezzato i coperti, ma guardi: zero clienti. Ma in qualche modo tocca ricominciare, anche da zero».
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Maggio 2020, 11:59
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