Mattarella: «Le toghe tornino credibili. Superare degenerazione delle correnti»

Mattarella: «Le toghe tornino credibili Superare degenerazione correnti»

di Diodato Pirone
Il «caso Palamara» ha trasmesso l’immagine di «una magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi». Alcuni magistrati - sia pure una minoranza - hanno svelato una «modestia etica» tale da far crollare la fiducia dei cittadini nell’intero mondo della Giustizia. È quindi l’ora di riformare severamente il Consiglio Superiore della Magistratura, di tornare al principio fondamentale di fedeltà alla Costituzione, di trovare uno scatto di reni per far recuperare «credibilità» alla magistratura che rischia, in questa sua caduta d’immagine, la sua autonomia e indipendenza.

È durissimo il «j’accuse» del presidente della Repubblica che non fa sconti alle toghe e, dal suo doppio ruolo di capo dello Stato e presidente del Csm, in un complesso discorso tenuto ieri al Quirinale. Le conversazioni pubblicate che hanno fatto emergere distorsioni, brame di potere e lotte intestine al Csm, hanno turbato nel profondo Sergio Mattarella che ieri ha acceso un faro fra le differenze che separano il «correntismo» che infesta l’organo di autogoverno dei magistrati dall’etica e l’attaccamento al dovere che ha pervaso alcuni «servitori dello Stato» uccisi negli anni ‘80 dal terrorismo e dalla mafia.

FEDELTÀ ALLA COSTITUZIONE
Commemorando gli anniversari dell’uccisione dei magistrati Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Giudo Galli, Mario Amato, Gaetano Costa e Rosario Livatino, il presidente ha inviato un monito alle toghe di oggi: «la fedeltà alla Costituzione è l’unica fedeltà richiesta ai servitori dello Stato. L’unica fedeltà alla quale attenersi e sentirsi vincolati». Un messaggio che è necessario inviare per Mattarella, visto che l’inchiesta di Perugia «fornisce la percezione della vastità del fenomeno e fa intravedere un’ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi».

Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro Alfonso Bonafede: «Ogni intervento riformatore che stiamo per portare avanti, dalla riduzione dei tempi del processo alla revisione dell’ordinamento giudiziario, deve mirare a consegnare al cittadino una giustizia, non soltanto più efficiente e celere, ma anche più credibile».

Ma a dare con grande forza il senso della degenerazione che l’ambiente vive in queste settimane è stato il vice presidente del Csm David Ermini: «le garantisco, signor Presidente, che l’abbrutimento etico dell’ordine giudiziario ha nell’attuale Csm l’avversario più tenace. C’è chi dovrà chiedere scusa. Contrastare ogni scoria correntizia e mantenere l’autogoverno nel solco tracciato dalla Carta costituzionale è già ora e ancor più lo sarà nei mesi a venire il nostro quotidiano assillo», ha assicurato dal Quirinale.

Nelle pieghe del severo discorso dedicato alla Giustizia il presidente ha voluto trovare spazio per una puntualizzazione. Che suona più o meno così: basta strattonarmi, chiedermi interventi di ogni tipo e genere che esulano dai miei poteri, io non ho la minima intenzione di espanderli sfruttando alcune debolezze della politica. «Si odono talvolta - ha detto Mattarella con sottile “understatement” - esortazioni, rivolte al Presidente della Repubblica, perché assuma questa o quell’altra iniziativa, senza riflettere sui limiti dei poteri assegnati dalla Carta ai diversi organi costituzionali» Mattarella fa sapere che non intendeva prima e non lo intenderà in futuro «ampliare» i poteri del Quirinale. «Non esistono motivazioni contingenti che possano giustificare l’alterazione della attribuzione dei compiti operata dalla Costituzione - ha sottolineato il Presidente - Qualunque arbitrio compiuto in nome di presunte buone ragioni aprirebbe la strada ad altri arbitri, per cattive ragioni».
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Giugno 2020, 12:36
© RIPRODUZIONE RISERVATA