Fase 2 ma non per tutti, scontro governo-Regioni. De Luca: io non firmo

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di Mario Ajello e Rosario Dimito
L’intesa formale l’hanno trovata. I problemi politici il governo dice di averli risolti e invece non è proprio così. Tanto è vero che i ministri sono furibondi con il governatore campano De Luca: «Pensa solo alla propaganda, vuole farsi bello sui social».

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Questo l’umore contro lo strappo di De Luca. Il quale sostiene che il governo impone test epidemiologici per la riapertura di bar, ristoranti e spiagge ma «la Campania non è d’accordo e non ha sottoscritto l’intesa Stato-Regioni che alcuni media presentano come condivisa all’unanimità»: dice il governatore.

Vincenzo De Luca, Governatore della Campania

«Su alcune norme di sicurezza generale - incalza - deve pronunciarsi il ministero della Salute, non è possibile che il governo scarichi opportunisticamente tutte le decisioni sulle Regioni. Non è accettabile». 

Lo strappo di De Luca comunque è un problema. E l’autonomismo rilanciato dal presidente veneto, Luca Zaia, che pure viene apprezzato a Palazzo Chigi per la gestione generale dell’accordo in cui ha fatto asse con il dem Bonaccini e con gli altri (mentre il leghista Fontana ha giocato un’altra partita), non giunge nuovo ma è in polemica con Conte. Il premier aveva detto che va rivisto il rapporto tra Stato e Regioni, e Zaia lo gela dicendo: «Il premier vuole una revisione costituzionale, giusto? Vediamola in positivo, il bicchiere mezzo pieno: vuol darci l’autonomia. A casa mia, davanti a 2 milioni di veneti che hanno votato un referendum, è l’ottenimento dell’autonomia. Se poi intendeva altro è bene lo chiarisca». 
 
 


Una sfida che incrina il (finto) volemose bene. In questo clima l’Italia oggi riapre, ma non riapre tutta e per tutti. Ed è ancora scontro tra il governo e le Regioni proprio sulle modalità con cui ricominciare e nonostante l’accordo raggiunto l’altra notte. L’uscita di De Luca, vista da Palazzo Chigi, sarebbe dovuta al timore dei presidenti (anche quello lombardo) di assumersi pienamente le responsabilità di aperture e chiusure, nascondendosi dietro l’attendismo del governo sulle linee guida. 

ORDINE SPARSO
E comunque non si riparte all’unisono. Lo stesso De Luca ha rinviato di tre giorni l’apertura dei ristoranti. E sull’apertura dei confini regionali il 3 giugno ha già detto che la valuterà solo il 2. La Sardegna ha invece deciso di rinviare ancora di qualche giorno l’apertura di siti archeologici e musei e il Piemonte ha posticipato quella di bar e ristoranti al 23.

«La nostra non è una regione a rischio - dice il presidente forzista Alberto Cirio». E ancora lui: «Se c’è uno slittamento di qualche giorno per alcune attività questo dipende solo dal fatto che da noi il contagio si è diffuso più tardi». Quello che dice Cirio è vero: i dati del monitoraggio del ministero della Salute sui primi 12 giorni di allentamento delle misure indicano il Piemonte tra i territori ad oggi a rischio basso. Ma è altrettanto vero che la Regione, così come la Lombardia, continua ad essere quella con il più alto numero di contagiati in Italia: anche ieri, sui 675 nuovi casi, più del 50 per cento (390) si registrano proprio nelle due regioni. Non solo.

Nei numeri di ieri c’è un altro, piccolo, campanello d’allarme: in 6 regioni - Piemonte, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Sicilia - risalgono le terapie intensive, uno dei parametri fondamentali per capire l’andamento del virus e la tenuta del sistema sanitario. Per ora sono numeri irrisori (7 casi in tutto). 

E comunque. Dopo una nottata di tensione e una mattinata di limature, ha finalmente visto la luce il Dcpm che fino al 14 giugno guiderà cinque round di riaperture: 18, 19, 25 maggio, 3 giugno e poi probabilmente 15 giugno. La novità introdotta nella versione finale a seguito della contrapposizione con le Regioni, è il continuo ricorso ai protocolli di settore in funzione dell’andamento epidemiologico. A questo va sottolineato che bisognerà comunque tener conto dei suggerimenti che arriveranno nei prossimi giorni dal Cts che da oggi dovrebbe approfondire l’esame sui protocolli di settori proposti agli scienziati e sui quali essi manifestato perplessità su almeno sette punti: aggregazioni, prossimità, mascherine, distanziamento, aerazione degli ambienti, pulizia, igienizzazione. Sembra di capire che le riserve poggiano sulla considerazione che le bozze settoriali proposte siano troppo divergenti dalle indicazioni-raccomandazioni di Inail e Iss, ritenute dal Cts molto prudenti e pertanto da osservare scrupolosamente.

Comunque l’allegato 10 riporta alcune raccomandazioni del Cts: «Per garantire a tutti la possibilità del rispetto di tali principi è necessario prevedere specifiche misure di sistema, organizzative, prevenzione e protezione, igieniche e comunicative declinate sullo specifico contesto produttivo e di vita sociale, tenendo presente i criteri di riferimento ai documenti di indirizzo prodotti da Istituto superiore di sanità e Inail.

 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Maggio 2020, 08:50
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