Coronavirus, il ministro Francesco Boccia: «Le regole le fissa solo lo Stato, le Regioni si adeguino. Collaboriamo»

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di Alberto Gentili
Ministro Francesco Boccia, dopo il balletto su date e misure, può dire quali attività potrebbero riaprire ‪il 18 maggio, su base regionale, se le curve di contagio fossero rassicuranti?
«Non è corretto indicare adesso i settori che potranno riprendere l’attività. Di sicuro dal 4 al 17 maggio tutte le attività ancora chiuse saranno oggetto di una valutazione seria, accompagnata dalla definizione di linee guida che servono a proteggere i cittadini dal coronavirus. Chi entra in fabbrica in questi giorni, vi entra sapendo che è protetto con le regole sanitarie dallo Stato condivise dalle Regioni e dalle parti sociali. Oggi vale per le fabbriche, per i cantieri, per il trasporto pubblico e dovrà valere anche per bar, ristoranti, parrucchieri, centri estetici, settori caratterizzati da un contatto fisico e a maggior ragione saranno necessarie regole stringenti. Ognuno di noi ha a cuore le storie di attività a gestione familiare e sappiamo quanto stanno soffrendo: chiediamo altre due settimane di sacrifici, ma poi riapriranno in sicurezza».

Cosa accadrà nelle Regioni dove la curva di contagio sarà ancora alta? Potranno allentare il lockdown Piemonte, Liguria e Lombardia e Trentino che ad esempio hanno dati ancora da fase 1?
«Ora non è il momento di anticipare scelte. Definito il modello di monitoraggio grazie al lavoro straordinario del ministro Speranza, valuteremo i dati giorno per giorno e poi vedremo chi sta sopra o sotto i parametri. I presidenti di Regione sono tutti molto responsabili, nessuno vuole far rischiare la vita ai propri cittadini. E’ evidente che le Regioni che saranno sotto i parametri dovranno aspettare qualche giorno o settimana in più, chi sta sopra potrà lentamente ripartire».

Lo Stato negli ultimi giorni è stato letteralmente preso d’assedio da governatori che cavalcano il populismo, si è affermata una sorta di anarchia con il risultato che i cittadini si trovano davanti a una babele di ordinanze. Il caos o quasi. Cosa pensa di fare?
«Non era mai successo nella storia della Repubblica che un’emergenza sanitaria si trasformasse in pandemia. E in questo caso le linee guida le dà lo Stato e le Regioni si devono adeguare e rispettarle. Ma è prevalso il buonsenso: ci sono state discussioni forti, però mai violazioni di regole a parte la Calabria. E ringrazio i Comuni che, tramite Decaro, hanno deciso di rinunciare a parte della loro autonomia per farsi proteggere dallo Stato, attuando le ordinanze del governo».

A proposito di Calabria, la governatrice Santelli ha risposto picche alla sua richiesta di ritirare l’ordinanza con cui ha aperto bar e ristoranti...
«Già giovedì sera‬ha ricevuto la diffida e se non ritirerà l’ordinanza nelle prossime ore sarà impugnata domani mattina al Tar. La Calabria fa meno della metà dei tamponi del Trentino Alto Adige avendo il doppio della popolazione».

Non potevate revocare l’ordinanza?
«Sì, con i poteri sostitutivi, siccome però abbiamo voluto essere rigorosi ma collaborativi, impugnando diamo alla Santelli ancora una chance. Dopo di che, penso che in un momento come questo nessuno può permettersi di anticipare scelte che non sono considerate sicure, mettendo a rischio la vita di lavoratori e clienti. Questo non è giusto».

Il governatore lombardo Fontana è stato la vostra spina nel fianco. Pensa che abbia fatto da sponda a Salvini?
«Non mi sono fatto queste domande. E non intendo farlo. Con Fontana abbiamo discusso tanto, ma abbiamo il dovere di lavorare gomito a gomito ogni giorno. Le valutazioni su come è andata le faremo quando non ci sarà più il coronavirus».

Torniamo al lockdown. Potranno cadere ‪il 18 maggio ‬i confini interregionali se due Regioni limitrofe avranno classificazioni di rischio e curve di contagio analoghi con R0 0,2?
«Decideremo assieme alle Regioni. Però, anche se ora non va escluso nulla, ritengo che la strada per le comunicazioni infra-regionali è ancora lunga. Prima di aprire i confini regionali dovremo essere molto sicuri. E anche i governatori prima di accogliere residenti di altre Regioni vogliono avere le certezza di non importare nel loro territorio il virus».

Si va verso l’estate e le Regioni nel Centro-Sud temono l’arrivo dei vacanzieri “untori” dal Nord. De Luca proprio in queste ore ha chiuso ai non residenti Capri, Ischia e Procida. Sarà un’Italia divisa in due, un’Italia dei muri?
«Le misure restrittive per ragioni di sicurezza possono essere decise dai presidenti di Regione. E’ stato così fin dall’inizio. Bisogna avere pazienza: nella stagione estiva adatteremo le nostre abitudini di vita alle condizioni epidemiologiche. Va da sé che vivremo le prossime settimane in base al principio che se ci si sposta meno, si rischia di meno. La prudenza è guida e madre di tutte le virtù, come diceva Tommaso D’Aquino. Noi siamo fino ad oggi il Paese che è sempre andato avanti, pur compiendo passi prudenti. L’Italia non ha mai dovuto rinnegare le scelte fatte e non è mai dovuta tornare indietro dopo una scelta avventata. Tutti gli altri Paesi, anche i più grandi, invece si sono spinti troppo avanti per poi tornare alle misure più restrittive».

Domenica scorsa il Dpcm della discordia è stato partorito dopo un aspro scontro proprio sull’ampiezza delle riaperture, tra una parte del governo e il Comitato tecnico scientifico. Perché alla fine è prevalso il parere degli esperti favorevoli alla linea della massima gradualità e prudenza? Perché la politica non ha saputo imporsi in quel momento, salvo poi inseguire il sentimento d’irritazione dell’opinione pubblica? E’ mancata capacità di leadership?
«No. La politica ha dato ascolto agli esperti perché era saggio e prudente farlo, era nell’interesse dei cittadini. Poi abbiamo deciso qualche correzione perché questo è un lavoro working in progress».

Conte è apparso solo in queste ore, attaccato da Renzi e anche il Pd si è smarcato sull’abuso di Dpcm. Quando è solido il premier?
«Conte ha la nostra fiducia, il Pd ha dato solo qualche consiglio, per altro ascoltato, come 5Stelle e Leu. E del confronto con Renzi se ne occupa il segretario Zingaretti».

In ogni caso c’è chi si interroga se questo governo e questo premier siano all’altezza di guidare la fase della ricostruzione e fa il nome di Draghi...
«Ogni volta che si tira dentro Draghi in questi ragionamenti si offende anche la sua storia di uomo sempre al servizio delle istituzioni. Noi in questi mesi siamo sempre andati a dormire con la coscienza tranquilla. Certo, si possono fare degli errori, ma trovo veramente sgradevole fare ragionamenti del genere in un momento come questo». 
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Febbraio 2023, 16:42
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