Il crollo Pd cambia pelle alle città. I voti di Lega e M5s affondano la sinistra ma non c'è saldatura

Il crollo Pd cambia pelle alle città. I voti di Lega e M5s affondano la sinistra ma non c'è saldatura

di Diodato Pirone
Sono stati due i venti principali che hanno soffiato nelle urne delle elezioni comunali. Il primo è quello che ha gonfiato le vele del centrodestra a trazione Lega. Il secondo - meno evidente ma altrettanto efficace - è quello della rivolta trasversale contro i potentati locali che ha finito per sostituire il colore delle amministrazioni in ben 16 delle 20 citta capoluogo andate al voto e in ben 60 dei 111 Comuni con oltre 15.000 abitanti. Secondo un o studio certosino dell’Istituo Cattaneo i passaggi da uno schieramento all’altro sono fittissimi: 39 amministrazioni su 61 sono passate dal centrosinistra al centrodestra e 13 (su 32) hanno imboccato la strada contraria. Anche i 5Stelle (considerando i due municipi romani) perdono 3 amministrazioni guadagnandone 2 (Avellino e Imola). Nella classifica finale - sempre secondo l’Istituto Cattaneo - ora il centrodestra è primo con 51 amministrazioni controllate contro le 32 del Pd. I 5Stelle ne tengono solo 5. 

Le folate di questa bufera hanno determinato la cadute delle roccaforti “rosse” di Pisa e di Siena nelle mani del centrodestra ma anche il sorprendente passaggio a sinistra di un comune da sempre governato dalla destra come Teramo o la fine dopo appena una legislatura del governo pentastellato di Ragusa preso da un candidato civico appoggiato da una lista di Fratelli d’Italia. 

ELETTORATO FLUIDO
Ancora qualche cifra: fra i 20 Comuni capoluoghi (vedi tabella in alto) ben 10 sono passati dal centrosinistra al centrodestra che ne ha ceduto uno (Avellino) ai 5Stelle.
Il vero collante delle elezioni comunali è la rivolta contro i potentati locali, contro establishment autoreferenziali e incapaci di far ripartire lo sviluppo (o, ma questo non è detto in chiaro,di tornare a foraggiare clientele).
Questa volta - ma già nel 2014 era caduta Perugia e l’anno scorso Pistoia - è toccato alla classe dirigente del centro-sinistra pagare il conto più salato. I casi della Toscana, dell’emiliana Imola e dell’umbra Terni sono eclatanti. I candidati sindaci di Pisa, Siena e Massa si sono fatti stritolare dalla tagliola fatta scattare al ballottaggio da Lega e 5Stelle. Gli elettori pentastellati di quelle città, per la verità pochi in assoluto perché vicini al 10% del totale dei votanti, al ballottaggio sono andati a votare in grande maggioranza per i candidati di centrodestra per scalzare il sistema di potere del centrosinistra. A Pisa - secondo i flussi calcolati dall’Istituto Cattaneo - il 70% degli elettori grillini al secondo turno ha appoggiato il candidato del centrodestra mentre meno del 9% ha scelto quello Dem.

Il comportamento degli elettori pentastellati è stato tutt’altro che omogeneo. Ad Ancona ad esempio (dove pure era in corsa un sindaco Dem che chiedeva la rielezione) si sono divisi così: 43% astenuti, 34% al centrodestra e 22% al centrosinistra. A Brindisi il 41% ha preferito Riccardo Rossi del centrosinistra. A Teramo il 56% si è astenuto, il 33 ha votato centrosinistra e solo l’11 per quel centrodestra che qui governava da decenni. A Siracusa - dove era in corsa un candidato Dem che dissentiva dal partito “ufficiale” - il 94% degli elettori 5Stelle ha preferito non tornare alle urne.
Il Cattaneo segnala che i 5Stelle - come confermano i casi di Imola e Avellino dove al secondo turno hanno vinto raccogliendo il voto in massa del centrodestra - sono il «miglior catalizzatore di seconde preferenze», e quindi fortissimi ai ballottaggi anche se «sono un partito d’opinione su scala nazionale, ma senza una base robusta sui territori».

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Giugno 2018, 21:23
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