Poliziotto stroncato dal virus, l'ex compagna: «Si sentiva più forte del Covid»

Poliziotto stroncato dal virus, l'ex compagna: «Si sentiva più forte del Covid»

di Redazione Web

MESTRE- Il 10 agosto sul suo profilo facebook informava gli amici che entrava in terapia intensiva e manifestava - forse più per scaramanzia - che sulla lapide voleva lo scudetto del 2, ovvero il simbolo del Reparto mobile di Padova dove era in servizio. Candido Avezzù, Chicco per gli amici, è morto l'altro ieri nell'ospedale di Mestre a 58 anni. Per Covid. Dopo un mese di agonia. Non era vaccinato. I primi sintomi lo scorso 23 luglio, al rientro a casa da Taranto dove era stato impegnato per una decina di giorni all'hotspot  che ospitava 300 immigrati, 33 dei quali risultati positivi. Una situazione di forte rischio denunciata al tempo dai sindacati che chiedevano la verifica dei protocolli di sicurezza per gli agenti presenti sul posto.

Mestrino, dal 2019 Avezzù si era trasferito a Jesolo poco prima dello scoppio della pandemia: abitava in un appartamento in zona piazza Europa, aveva una compagna Monica Valotto, veneziana, subito attorniata dall'affetto degli amici a cui confida: «Chicco si sentiva più forte del Covid». I due si erano allontanati dopo 13 anni - anche a causa del lavoro di lui. «La sua vita la passava viaggiando da un luogo all’altro, dovunque ci fosse bisogno della Polizia, lui era pronto ad andare» scrive ancora Monica che poi conclude «L’ho amato e continuerò ad amarlo».

Candido lascia anche due fratelli, Leonida che risiede nel trevigiano, e il più piccolo che vive in Brasile.



IL CALVARIO
Alcuni colleghi dicono che Avezzù si fosse sentito male già durante il viaggio di ritorno dalla Puglia. Una volta giunto a Jesolo - come confermato da fonti Ulss - si reca al pronto soccorso cittadino: ha febbre e tosse. E purtroppo il tampone rileva la presenza del virus. Ma i sintomi non sono tali - così è stato spiegato - da comportare il ricovero: di qui la cura prevista a domicilio. Tuttavia le condizioni dell'agente invece di migliorare si aggravano. Il 30 luglio il secondo accesso al pronto soccorso cittadino come posta su fb Avezzù dicendo che non è un bel posto per trascorrere le vacanze e augurandosi di tornare a casa in giornata. Invece viene trasferito in ambulanza all'ospedale covid di Dolo. Trascorrono 10 giorni e il quadro clinico si complica ancora: il 10 agosto, appunto, il ricovero nella terapia intensiva dell'Angelo e l'altro ieri il decesso. Al suo fianco è sempre rimasta Monica, che lo ha assistito fino alla fine e che ieri, contattata al telefono, ha ripetuto: «Non riesco ancora a crederci. Non ce la faccio».

LO SCONCERTO
Parenti, colleghi e amici non si danno pace. La notizia della morte di Chicco si è diffusa rapidamente e non solo sui social. Avezzù era molto conosciuto e apprezzato per il carattere solare e gioviale. Sportivo con la passione per la palestra e per il suo inseparabile cane. Anche sua madre, mancata qualche anno fa, era molto conosciuta: Bruna Boschin, maestra elementare amata dai suoi alunni e apprezzata poetessa e pittrice. Avezzù per molto tempo è stato in forza alla Polfer di Mestre e in precedenza era stato impiegato alla questura lagunare di Santa Chiara. Aveva chiesto lui, un paio di anni fa, di essere trasferito al Reparto mobile di Padova, la vecchia celere, all'interno del quale si era integrato subito condividendone lo spirito di corpo e di appartenenza. Era iscritto al sindacato Fsp: «Prima di tutto vogliamo esprimere vicinanza alla compagna e ai familiari. Quando e come abbia contratto il virus non spetta a noi stabilirlo. Resta - commentano i segretari provinciali di Venezia e Padova, Antonio Serraino e Luca Capalbo - lo sgomento di avere perso un collega per covid, il che sta a significare che il virus circola ancora e noi abbiamo il dovere di accertare che sul lavoro siano attuate e rispettate tutte le misure di sicurezza».
 

IL RICORDO DELL'EX COMPAGNA 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Settembre 2021, 10:21
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