Donna si dà fuoco davanti al Tribunale dei minori di Mestre: non le facevano più vedere la figlia Foto Video

Mamma si dà fuoco davanti al Tribunale: figlia era diventata adottabile
MESTRE - Una donna si è data fuoco davanti al Tribunale dei minori di Mestre, in via Bissa, davanti a numerosi testimoni: è grave in ospedale. La donna si è cosparsa di liquido infiammabile e poi ha acceso il fuoco. I primi a soccorrerla e a tentare di spegnere le fiamme sono state le guardie giurate che sorvegliano la sede giudiziaria.

Molti elementi sono emersi durante la giornata, primo fra tutti il motivo che ha scatenato l'atto: la donna non poteva vedere la figlia - dichiarata adottabile dallo stesso tribunale - da oltre un anno. Un cartello, con la foto dell'ex marito, della figlia e con scritto il perché della decisione di darsi fuoco, è stato trovato accanto alla tanica di liquido infiammabile usato dalla donna.

LA RICOSTRUZIONE 
Il Tribunale ricostruisce così quanto accaduto: la donna «è venuta in cancelleria chiedendo di parlare con il giudice assegnatario del fascicolo, quindi ha chiesto di avere copia degli atti e, senza attendere che le venisse consegnato quanto richiesto, è uscita dal palazzo  e circa 50  minuti dopo è tornata sul piazzale antistante il palazzo di giustizia minorile, si è cosparsa di sostanza infiammabile e si è data fuoco». 

LE RAGIONI DEL GESTO
La figlia era stata dichiarata adottabile: sarebbe questa la ragione del gesto che ha portato la donna al gesto. Il l Tribunale parla di un provvedimento legato al forte disagio psicologico della donna. I giudici avevano affidato la bambina a una comunità. Una decisione, chiarisce la presidente del Tribunale Maria Teresa 
Rossi, «per tutelare la minore».
 
COME STA
La donna, una giovane marocchina, è stata prima ricoverata all'ospedale all'Angelo di Mestre in gravi condizioni. Fonti dell'ospedale fanno sapere che la paziente è stata immediatamente presa in cura dai sanitari e intubata. Successivamente è stata trasferita d'urgenza al Centro grandi ustionati di Padova.

 L'ex marito della donna risiede in provincia di Treviso. Sul cartello, scritto in un italiano stentato, un messaggio nel quale si fa riferimento all'affidamento della figlia.

LA MAMMA NON POTEVA PIU' VEDERE LA FIGLIA
Nel cartello la donna fa esplicito riferimento all'ex marito, «un tipo di padre che ha violentato l'infanzia della sua bambina.
Ha fatto il massimo - si legge sempre nel cartello - per allontanare la piccola e mandarla in comunità: che vergogna». Sul cartello la donna ha riportato le generalità del marito, la sua professione e la residenza. Ricorda anche il nome della figlia e il proprio cognome nonché gli estremi della sentenza del Tribunale dei minori che, a suo dire, nel 2018 l'ha privata della bambina. 


IL VIDEO IN DIRETTA DAL TRIBUNALE DEI MINORI

 
 

Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Gennaio 2020, 17:03
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