Incidente in barca. Violenta botta ​alla testa: Cecilia è morta subito

Incidente in barca. Violenta botta alla testa: Cecilia è morta subito

di Nicola Munaro
VENEZIA - Cecilia Piva è morta per un forte trauma cranico, una botta alla testa che l'ha uccisa quasi subito. Il resto delle ferite inferte dall'elica sulla sua schiena e sul resto del corpo, così come l'amputazione del braccio, non sono responsabili della morte della dodicenne, vittima dell'incidente in laguna di domenica scorsa, quando attorno alle 17.45 la barca del padre, Roberto Piva, è andata a sbattere contro una briccola nello specchio di laguna davanti al Bacan. A stabilire le cause della morte della dodicenne, residente a Spinea assieme alla madre e al fratello di 14 anni, è stata una prima relazione della dottoressa Barbara Bonvicini, il medico legale incaricato dal sostituto procuratore Fabrizio Celenza di eseguire l'autopsia sul corpo dell'adolescente.
 
L'ESAME MEDICOStando alle prime risultanze fatte arrivare ieri mattina in procura, Cecilia Piva è quindi stata uccisa da una forte botta alla testa, che le avrebbe fatto perdere coscienza e l'avrebbe uccisa nel giro di pochissimi secondi. Se la testa abbia sbattuto sulla briccola prima che la dodicenne finisse in acqua, o se sia stato lo scafo della barca del padre a investirla o travolgerla, questo è troppo presto per dirlo. 
Quello che risulta certo dall'autopsia è che la ragazzina, amante della pallavolo e del nuoto, è di fatto morta quasi sul colpo. E quando l'elica del motore si è abbattuta con ferocia su di lei, colpendola alla schiena e in altre parti del corpo, arrivando perfino ad amputarle un braccio, Cecilia aveva perso del tutto conoscenza, forse era già senza vita. Così come lo era quando il padre Roberto ha provato il tutto per tutto per rianimarla, prima che un'idroambulanza del Suem di Venezia la portasse all'ospedale Santi Giovanni e Paolo dove - ma solo formalmente - è stato constatato il decesso. Ora, con l'autopsia eseguita, il pm Celenza potrà dare il via libera alla sepoltura e al funerale della dodicenne, morta in barca di rientro da una giornata di mare con il padre, la sua compagna e il fratello di due anni più grande.
LE INDAGINIQuesto mentre continua l'inchiesta della procura veneziana. Unico indagato, con l'accusa di omicidio colposo, lo stesso Roberto Piva, 46 anni, padre di Cecilia. Secondo le indagini tecniche era fortemente usurato il meccanismo di collegamento del timone del motoscafo dell'uomo, tanto da rompersi bloccando il motore e costringendo l'imbarcazione a virare verso sinistra. Gli esperti non sono stati in grado di specificare se quel meccanismo si sia rotto prima dello schianto oppure se sia stato l'urto a provocarne il cedimento. Il dato di fatto è che, dopo la collisione con la briccola, il motoscafo ha girato su se stesso, forse più di una volta, e probabilmente è stato proprio durante uno di questi giri che l'elica abbia colpito la ragazzina, già volata in acqua. Ma a quel punto - ha stabilito l'autopsia - non c'era già più niente da fare per la ragazzina. 
LA CONSULENZAIl compito di ricostruire con esattezza la dinamica spetterà comunque ad una consulenza dinamica che, con molte probabilità, la Procura disporrà nei prossimi giorni. Per fare il paio anche con le testimonianze di chi domenica era al Bacan e avrebbe assistito all'incidente. Tra questi, il comandante del lancione turistico Venezia City Sightseeing: sentito l'altro giorno in procura, ha detto di aver visto dallo specchietto lo scontro. Sotto accusa, poi, la velocità e la traiettoria del motoscafo di Piva, che avrebbe incrociato alla sinistra del lancione, passando molto vicino alla briccola. 
«Ho permesso a Cecilia di sedersi a prua, senza prevedere le possibili conseguenze, pertanto l'unico responsabile è il sottoscritto», è il testo della mail mandata da Piva alla Capitaneria di Porto, con cui si assume ogni responsabilità di quanto successo.
Nicola Munaro
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Luglio 2019, 12:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA