Virus. Focolaio tra migranti nell'ex caserma Serena, 244 positivi. Zaia: «Basta, va chiusa»

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di Angela Pederiva
Coronavirus. Focolaio migranti a Treviso, nell'ex caserma Serena. Il contagio è esploso: le ultime notizie.

A questo punto di Serena resta solo il nome della vecchia caserma. Invece la situazione, dentro e attorno all'ex complesso militare situato a cavallo fra Treviso e Casier, è sempre più preoccupante: dal terzo giro di tamponi, effettuato dall'Ulss 2 Marca Trevigiana, ieri sera è emerso che sono attualmente positive 244 delle 309 persone che vivono o lavorano all'interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo. «Quella struttura, così come tutte le altre simili da Oderzo a Jesolo, deve essere dismessa: è evidente che il gestore non sa garantire la sicurezza sanitaria», ribadisce il governatore Luca Zaia.

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Focolaio migranti: quanti contagi?

Mercoledì erano stati sottoposti al controllo 309 soggetti, dei quali 284 ospiti e 25 operatori. Ventiquattr'ore dopo sono arrivati gli esiti dal laboratorio di Microbiologia: 233 contagiati fra i migranti e 11 fra gli addetti, mentre 47 sono negativi e i restanti 18 campioni devono essere nuovamente processati. «I risultati del nuovo screening non comporteranno alcuna modifica all'interno della struttura, dove tutti i migranti resteranno in quarantena», ha annunciato l'azienda sanitaria. Certo è che, nel giro di una settimana, gli infetti sono quasi raddoppiati: il 30 luglio erano 133. L'attività epidemiologica sviluppata a partire da questo focolaio, attraverso lo svolgimento di altri 130 test al di fuori dell'ex caserma, ha permesso poi di individuare 2 positività tra i contatti degli immigrati in ambito lavorativo. Questo fatto potrebbe essere la conferma dell'ipotesi che il Covid sia stato portato alla Serena proprio al rientro dalle attività svolte all'esterno.

 

Migranti contagiati: l'ira di Zaia

In ogni caso la presenza del virus all'interno di un edificio così affollato è un serio problema dal punto di vista sanitario. «In questo momento commenta Zaia dobbiamo affrontare il grande tema del controllo del focolaio e difatti lo stiamo controllando attraverso un giro di tamponi alla settimana. Chiaro che le positività non dureranno in eterno e che arriveremo alle negativizzazioni. Però è altrettanto ovvio che deve essere eliminato questo modello di accoglienza, che prevede assembramenti del genere, a fronte dell'incapacità della gestione di garantire la qualità del presidio sanitario. Se prima questi centri erano intollerabili, ora con Covid sono assolutamente da bocciare, senza se e senza ma. Non lo diciamo perché va di moda farlo, lo diciamo da sempre e adesso a maggior ragione». 

Il presidente della Regione aveva già affrontato il caso di Treviso-Casier con il prefetto Maria Rosaria Laganà, così come aveva fatto per la situazione di Jesolo con Vittorio Zappalorto, rappresentante territoriale del Governo a Venezia. «Ma da Roma non ho ricevuto alcun riscontro precisa Zaia per cui vorrà dire che nella prossima telefonata ne parlerò con il ministro Roberto Speranza, perché è fondamentale che si faccia chiarezza. Noi siamo persone responsabili e infatti i nostri sanitari hanno la disposizione di continuare a testare tutti. Per fortuna sono asintomatici, ma da lì non devono uscire». Ma com'è possibile che le infezioni si siano impennate? «La diffusione del contagio è frutto di un'incubazione iniziata chissà quanti giorni fa ammette Zaia ma è evidente che quello non è un centro di educande. C'è l'obbligo della mascherina e di rispettare le distanze, ma vedo che quei ragazzi hanno sempre qualcosa da ridire, quando invece i veneti si sono chiusi in casa per mesi senza fiatare e ora non possono veder buttati via così i loro sacrifici».

Il comune cosa dice?
Mario Conte, sindaco di Treviso, concorda con il governatore: «Preso atto che gli ospiti sono tutti insieme è necessario che, per la salute di tutti, da lì non esca nessuno fino a quando saranno tutti negativi. Anche all'interno della struttura devono essere rispettate le norme che i cittadini trevigiani osservano pedissequamente ogni giorno. Qui ci sono gravi responsabilità e altrettanto gravi silenzi del Governo. Oltre, ovviamente, ai danni incalcolabili per il territorio dei quali qualcuno dovrà rendere conto». Ma il suo post su Facebook accende il dibattito, con commenti come quello di Valerio Morossi: «Qua ci sono gravi responsabilità della Lega che ha fatto chiudere gli Sprar e ammassato i migranti in posti del genere creando assembramenti e sovraffollamento».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Agosto 2020, 14:22
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