Manca personale: il Centro di procreazione assistita va in appalto

Manca personale: il Centro di procreazione assistita va in appalto

di Denis De Mauro

FRIULI - La sanità pubblica pordenonese sta per rinunciare, almeno in parte, ad un’altra delle sue specializzazioni ed eccellenze che hanno caratterizzato il territorio del Friuli Occidentale. Ancora una volta ad essere sacrificato sarà il territorio e nello specifico Sacile, il cui ospedale oggi ospita una vera e propria eccellenza nazionale: la Pma, il reparto di procreazione medicalmente assistita, particolarmente apprezzata per la fecondazione eterologa, nella quale è considerato uno dei migliori servizi in Italia.
 

L’INCONTRO
In un incontro con i sindacati e le Rsu tenutosi nei giorni scorsi, il direttore generale dell’azienda sanitaria Friuli Occidentale, Giuseppe Tonutti ha lasciato intendere che la via scelta per quel dipartimento sarà girarne l’intera gestione ad un soggetto privato. Ufficialmente non è stato ancora deciso nulla, ma pare solo una questione di tempo e del resto molti recenti segnali avevano lasciato intuire che si andasse verso quella direzione. Una gestione privata che sarà senza dubbio convenzionata con la sanità pubblica, ma “nella quale chi subentra porterà il suo personale, mentre le eccellenti professionalità maturate in un settore in cui servono grandi capacità ed esperienza verranno dislocate altrove” commenta Pierluigi Benvenuto della Cgil Sanità. 
 

IL SINDACATO
Lo stesso sindacalista ricorda inoltre i 600 mila euro spesi non molti anni orsono per ammodernare e rendere efficiente il reparto che prima si trovava all’ospedale di Pordenone, mentre a Sacile è stato inaugurato nel dicembre del 2019 e oggi occupa il secondo piano della struttura liventino. 
 

L’EX PRIMARIO
Una realtà cresciuta sotto la direzione dell’opitergino Francesco Tomei che ha retto le sorti del Servizio fino al gennaio 2020 ed è uno tra i nomi più importanti in Italia nelle tecniche contro l’infertilità di coppia. Non a caso adesso il ginecologo è molto richiesto e attivo nel settore privato, direttore Pma sia a San Donà di Piave che ad Oderzo. Secondo taluni, non vi sarebbe di che stupirsi se in futuro tornasse anche alla guida del reparto sacilese con la gestione esterna. 
 

I NUMERI
Nel recente passato il reparto sacilese è arrivato a superare i 700 cicli l’anno e a dotarsi della banca del seme prima e di quella degli ovociti poco dopo. A dimostrazione del livello raggiunto, dal 2020 sono possibili perfino diagnosi pre - impianto che scoprano eventuali patologie genetiche nella coppia che vorrebbe avere un erede. Del resto, con un indice di fertilità sceso a 1,34 (dato Istat 2019) e con coppie che cercano il primo figlio in età sempre più avanzata, il Friuli avrebbe un grande bisogno di un centro pubblico di fecondazione medicalmente assistita e logica vorrebbe che, avendolo, lo si curasse con particolari attenzioni. Invece, dopo il dottor Tomei, alla direzione della Pma liventina si è ritrovata come facente funzioni, la dottorssa Giuseppa Fuggetta, oggi in procinto di andare in pensione. A fine mese, infatti, se ne andrà. «Una cosa che ovviamente si sa da tempo», commenta il sindacalista Cgil, Pierluigi Benvenuto che ricorda come le sofferenze del reparto sacilese siano storia che si trascina da tanto tempo. «Con una sola biologa e problemi di utilizzo anche dei soli tre tecnici disponibili». La versione ufficiale è che concorsi per trovare sostituti ne sarebbero anche stati fatti, ma senza risultati apprezzabili. Un nuovo, giovane tecnico sarebbe in arrivo: troppo poco per pensare di salvare la perla della sanità provinciale e regionale.
 

I TEMPI
«Non c’è dubbio che si doveva intervenire prima.

Si tratta di decisioni il cui peso non ricade sull’attuale direzione Asfo, quanto sulla precedente», precisa Pierluigi Benvenuto, che continua. «Quando si esternalizza un servizio così importante si ha solo la conferma che la sanità pubblica continua a perdere pezzi». Amareggiato, il sindacalista non ha dubbi: «La stessa sorte la subiranno le radiologie di Sacile, Maniago e Spilimbergo, per mancanza di personale e dunque per puntellare in questo modo il servizio a Pordenone e San Vito al Tagliamento». Secondo Benvenuto «paghiamo ancora i due anni e mezzo di gestione Polimeni che hanno lasciato macerie nella sanità pordenonese, e non ultimo paghiamo anche il mancato tempestivo intervento dell’assessore regionale Riccardi». E a poco vale il fatto che la programmazione e le agende resteranno in campo alla sanità pubblica: il Servizio sarà gestito dai privati.


Ultimo aggiornamento: Domenica 16 Ottobre 2022, 15:14
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