Meduna, un argine contro le piene: «Sarà il nuovo Mose friulano»

Meduna, un argine contro le piene «Sarà il nuovo Mose friulano»

di Marco Agrusti
PORDENONE - Prima le fabbriche, poi le case, infine le chiese. Sullo spartito che ha guidato la ricostruzione dopo il terremoto del 1976 si progetta la barriera che potrà difendere la zona industriale di Vallenoncello dall’alluvione del secolo (sono parole che arrivano dal municipio), quella cioè che sarebbe in grado di raggiungere i livelli della piena del 1966. In ballo ci sono centinaia di posti di lavoro, ma soprattutto una sfida: deviare le acque del Meduna (il torrente più imprevedibile) per proteggere la zona industriale dove trova casa l’Elecrtolux Professional senza per questo allagare le zone residenziali a valle o a monte.  C’è un piano “segreto” svelato per la prima volta. Si tratta di una sorte di Mose friulano.   Ci sta lavorando il Comune di Pordenone con un team di ingegneri ed esperti dell’ufficio tecnico. Prevede lo studio di una barriera posta sulla sponda destra del Meduna e alle spalle delle fabbriche appoggiate su viale Treviso. La lunghezza del fabbricato, che potrà essere in calcestruzzo oppure rappresentato da un terrapieno, è ad oggi variabile: può raggiungere il chilometro. Serve a evitare che quella che l’assessore Cristina Amirante definisce come la «piena centenaria» possa mettere in pericolo centinaia di posti di lavoro, causando un evento catastrofico per l’economia della città e della provincia. ««L’opera di protezione - va avanti Amirante - servirà ad arginare una piena diretta, non graduale, provocata dai bacini montani che alimentano il corso del Meduna. Non possiamo più intervenire sul Noncello, il vero problema è rappresentato dal Meduna. Per questo gli ingegneri e l’ufficio tecnico sono al lavoro per studiare un maxi-sbarramento alle spalle della zona industriale di Vallenoncello: un’inondazione in quella zona avrebbe effetti distruttivi». 
GLI STRUMENTI
Il Comune lavora a una specie di “Mose friulano”, un’opera ingegneristica che potrebbe arrivare a costare più di 100 milioni di euro ma che nelle intenzioni di chi ha commissionato lo studio garantirebbe la protezione totale di una delle zone produttive più importanti del capoluogo. «Oggi - illustra Amirante - se un imprenditore vuole ampliare la superficie del proprio capannone a Vallenoncello deve garantire un’altezza soprelevata di almeno 50 centimetri. Se la zona industriale fosse protetta non ce ne sarebbe più bisogno. Sono in gioco il futuro produttivo della città e tanti posti di lavoro». Chiaramente già da ora ci sono dei problemi. Primo, tra il corso del Meduna e la zona insdustriale passa la strada 251, che in città prende il nome di via Nuova di Corva. Secondo, una barriera fisica artificiale non dovrebbe causare l’allagamento di altre zone: ad esempio, non si può salvare Vallenoncello e mandare sott’acqua l’Interporto. Terzo, il Comune non potrà mai finanziare in autonomia un’opera d’interesse quantomeno regionale. 
La prima fase è già iniziata: il piano, rivelato in anteprima, è allo studio nelle stanze del Comune, ma a breve si dovranno perlomeno scegliere tracciato e materiale. Il super-argine dovrà passare poi al vaglio della Regione, con la speranza che a Roma, dove si discute dei fondi contro il dissesto idrogeologico, si ricordino del Nord-Est industriale minacciato dall’acqua. 
Marco Agrusti
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Novembre 2019, 14:44
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