Cerca una barista «di bella presenza», ma scatena la gogna social: «Linguaggio sessista»

Cerca una barista «di bella presenza», ma scatena la gogna social: «Linguaggio sessista»

di Denis De Mauro

PORDENONE - Molto rumore per nulla, ma, abbondando con i detti, anche un’occasione persa per starsene zitti. Ha creato molto scompiglio, ieri, l’annuncio postato su Facebook da un noto barista pordenonese: “Cercasi ragazza bella presenza, anche prima esperienza, per bar a Pordenone”.

Si è scatenato un putiferio. Qualcuno si è sentito punto nel vivo, qualcun altro ha avvertito il dovere di ergersi a paladino dei diritti altrui. Per alcuni, una minoranza, quell’offerta di lavoro nascondeva infatti inaccettabili vizi sessisti, uno sberleffo alle donne meno carine, una selezione innaturale basata sulle fatidiche misure 60-90-60. Così, come accade solo sui social, sono partite accuse nei confronti del povero barista: «Ma è ancora legale mettere quella frase?» il più morbido.

«Bisogna segnalare il profilo Facebook per annuncio discriminante e sessista», il più deciso, fino all’apoteosi socioeconomica: «Allora quelle bruttine le lasciamo disoccupate e per questo che tantissime attività falliscono: perché cercano la bella presenza e non la professionalità». La teoria appare un po’ azzardata ma è nuova e potrebbe piacere. Il problema è sempre il solito. Il rischio scivolare, però, quando si parla di cose che non si conoscono è grande. La “bella presenza” citata nell’annuncio di lavoro è riferimento universalmente riconosciuto alla pulizia, all’igiene personale, alla cura di se stessi.

Un punto sottolineato dal commentatore del post che ha scritto: «Chi vuole essere servito da una barista trascurata?». Nulla che abbia a che fare con il D.Lgs. 216 del 2003 che vieta selezioni di lavoro sulla base di sesso, età, orientamento sessuale, stato di salute, convinzioni politiche e religiose. Del resto, lavarsi non dovrebbe essere un optional. Il Codice Civile vieta anche altri tipi di discriminazione. Sono quelle che riguardano la maternità, il matrimonio, in generale lo stato familiare e sono anche queste cose molto serie e non ancora debellate. 


LA REAZIONE


Ingenuamente, il barista in questione, che tra l’altro quella ricerca l’ha condotta per il locale di un conoscente, si è sentito molto scosso dagli attacchi ricevuti, al punto, dice, di «aver dormito male la notte scorsa».

Tanto che si scusa se la sua frase ha urtato la sensibilità di qualcuno, «non era mia intenzione, assolutamente». Nel suo settore, ma anche in molti altri, quel “bella presenza” nelle offerte di lavoro non è solo terminologia accettata, ma anzi una formula di rito che non sottintende affatto la necessità per le donne lavoratrici di essere belle o, come forse alcuni hanno maliziosamente pensato, l’abbreviazione di «accettasi solo corte minigonne e ampie scollature». Qualche donna si è sentita comunque offesa; qualcun’altra, conoscendo il reale significato della frase, ha chiarito l’equivoco, e c’è anche quella che al barista ha indicato la via più furba: «Non si scrive... si fa dopo la scelta, senza far capire». Molto italico e piuttosto in uso. Vero è che non si potrebbe specificare il sesso del candidato se non in casi in cui questo sia requisito essenziale per lo svolgimento del lavoro stesso. L’esempio più chiaro è la modella: se l’abito è femminile, chi lo veste è meglio non porti barba e baffi. Comprensibile a tutti. Quindi, a fare i puntigliosi, l’annuncio avrebbe dovuto suonare così: «Cercasi barista bella presenza, anche prima esperienza, per bar a Pordenone», grazie alla duplice sessualità del termine barista, che si può riferire all’uno o all’altra senza timore di urtare alcuna suscettibilità. In ogni caso una delle tante disavventure social che sono ormai la normalità al giorno d’oggi tra chi è abituato a navigare costantemente la rete globale. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Marzo 2022, 10:38
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