Caccia alle varianti del Covid-19: task force di analizzatori al lavoro

Caccia alle varianti del Covid-19: task force di analizzatori al lavoro

di Gabriele Pipia

LEGNARO - Cento campioni da analizzare in una settimana, più del doppio rispetto a un mese fa. Per i “cacciatori di varianti” è scattato il piano d’emergenza e questo è il momento del massimo sforzo. Già, perché la battaglia contro il nemico invisibile ha bisogno di tante figure. Non solo chi si prende cura dei pazienti e chi porta avanti la campagna vaccinale. Nelle retrovie, ma con un ruolo decisivo, troviamo anche virologi, biotecnologi e bioinformatici. Sono gli scienziati che ogni giorno prelevano il campione del tampone positivo, lo sequenziano e analizzano la sua forma. Sono quelli che per primi hanno suonato il campanello d’allarme: «Attenzione alla variante Delta-indiana». 

L’ORGANIZZAZIONE
Il centro di riferimento veneto è una vera eccellenza internazionale: all’Istituto zooprofilattico delle Venezie, immerso nella campagna di Legnaro, lavora a pieno ritmo un reparto di virologia composto da 80 persone. Ognuno ha un ruolo ben preciso, come in una sofisticatissima catena di montaggio. L’ultimo report uscito da queste stanze dice che a giugno in Veneto sono state individuate 11 varianti: l’inglese è predominante con il 59%, la brasiliana è al 22% mentre l’indiana (considerata più contagiosa) si attesta all’11% ma è in preoccupante crescita. Alice Fusaro, biotecnologa, coordina assieme alla dottoressa Isabella Monne il laboratorio del gruppo di sequenziamento. «Nelle ultime due settimane - racconta in uno dei rarissimi momenti di pausa - abbiamo intensificato i ritmi. Stiamo cercando di sequenziare il più possibile per monitorare l’andamento delle varianti. Le Ulss ci mandano quasi tutti i campioni positivi che hanno e noi ci mettiamo subito all’opera. Ora a darci supporto in provincia di Padova c’è anche la Microbiologia dell’Azienda ospedaliera». 
«Funziona così - prosegue la dottoressa - Noi riceviamo il campione del tampone molecolare che ha dato esito positivo. Estraiamo l’Rna virale, ovvero il materiale genetico del virus, lo ampliamo e lo sottoponiamo a sequenziamento con un macchinario di nuova generazione. Nella prima metà di giugno la situazione era idilliaca perché i casi di positività erano davvero pochi, ora invece i numeri stanno tornando a crescere e noi stiamo facendo il massimo.

La Regione ci ha dato una mano investendo e potenziando la strumentazione a nostra disposizione». 

I CASI
L’allarme varianti è esploso a Padova la scorsa settimana con le notizie dei primi casi di focolai legati alla brasiliana (al residence Ibisco dell’Arcella) e poi alla Delta-indiana (una donna padovana in Rianimazione, marito e figlio frequentavano il centro sportivo militare della Padova Nuoto). 
Nei giorni scorsi, poi, si è alzato il livello di preoccupazione sui viaggi all’estero. Quattro ragazze appena tornate da Barcellona sono risultate positive alla variante Delta (e poi cinque contatti padovani sono risultati positivi) e altri quattro casi di positività sono stati riscontrati sempre su persone di rientro dalla Spagna. Allerta massima anche in una piscina termale per una persona positiva al virus dopo aver preso parte ai corsi di “Aquaemotion”. Lunedì, intanto, scatta la campagna d’immunizzazione dedicata ai lavoratori del Maap.
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Luglio 2021, 17:51
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