Padova. Zii rom a scuola: «Se il bambino si fa male ancora vi ammazziamo»

Zii rom a scuola: «Se il bambino si fa male ancora vi ammazziamo»
SAN GIORGIO IN BOSCO (PADOVA) - «Vi ammazziamo se il bambino si fa male ancora». E poi, contro i compagni di scuola: «E ve le prendete pure voi e i vostri genitori se lo farete cadere ancora». Choc alle elementari Dante Alighieri di San Giorgio in Bosco martedì mattina durante l'ora di ricreazione. Due nomadi, zii di un alunno, erano fuori dal cancello della scuola quando hanno visto il piccolo cadere a terra in giardino dopo essersi scontrato, giocando, con un compagno di un paio di classi più avanti. A quel punto sono entrati come furie nel cortile dell'istituto e hanno minacciato maestre e bambini. La scuola ha segnalato la situazione ai carabinieri che dopo poco hanno rintracciato i due rom, a pochi passi dalle elementari frequentate dal ragazzino. 

IL FATTO Due rom entrano come furie a scuola elementare e minacciano i bambini

E ieri i militari della stazione di Tombolo hanno denunciato d'ufficio i due - lui di 40 anni, fratello della mamma del piccolo, e la compagna venticinquenne, nati a Schio (Vicenza) ma di fatto senza fissa dimora - per minaccia aggravata.
 
L' IRRUZIONEEra da poco suonata la campanella alle elementari Dante Alighieri di San Giorgio, quando le maestre hanno deciso di far passare la ricreazione agli alunni in cortile. Era una bella e calda giornata, una delle ultime, probabilmente, prima dell'arrivo dell'inverno. Così le insegnanti hanno preferito che i bambini prendessero una bella boccata d'aria.
In giardino, inoltre, i piccoli possono anche correre e divertirsi di più, rispetto a quando stanno nell'atrio. E così i bimbi hanno iniziato a rincorrersi tra loro. Due, a un certo punto, si sono scontrati e sono finiti a terra. Niente di grave, «sono cose che succedono quando i ragazzini giocano insieme» precisa la preside dell'istituto comprensivo, Alessandra Milazzo. Ma gli zii del bambino non l'hanno vista proprio allo stesso modo. Tanto che, osservata la scena da fuori il cancello, al di là di una siepe, hanno deciso di intervenire a modo loro. Hanno suonato il campanello e quando una bidella ha aperto, si sono avvicinati a maestre e bambini urlando a pieni polmoni. 
Una scena che i ragazzini poi racconteranno a insegnanti e genitori con la loro naturale ingenuità: «Sono entrati due signori in cortile e hanno detto delle cose brutte». Cose brutte che hanno scosso i piccoli, rincuorati poi - compreso il nipotino dei due nomadi - il più possibile dalle insegnanti.
LA SITUAZIONE«Stiamo facendo un bel progetto d'integrazione, lavoriamo tanto e bene - precisa Gloria Bragagnolo, responsabile del plesso quando la preside non è in quella sede - e non vogliamo che tutto venga rovinato da un singolo episodio. Oltretutto questi non sono i genitori del bambini, sono gli zii e la mamma con noi si è già scusata dell'accaduto. I bambini hanno un bell'equilibrio a scuola. Quel che è successo è deprecabile, ma non deve pesare su quanto abbiamo fatto, di concerto col Comune, proprio per integrare bambini che provengono da culture diverse». 
Lo spavento, però, non è stato di poco conto, tanto che, vista la situazione e le minacce, i carabinieri hanno anche scortato nel suo percorso anche il pulmino che ha portato a casa i ragazzini. 
Una volta tornati hanno quindi raccontato cos'era avvenuto e anche la scuola ha informato dell'episodio i genitori, che si son visti i bambini arrivare a casa seguiti dai militari. «È stato un fatto molto grave. Sono stati usati toni decisamente forti e imprecazioni che di certo non sono adatti al contesto. Ma vogliamo portare avanti il percorso di integrazione intrapreso anche con l'aiuto del Comune. La madre si è anche scusata con le maestre» ha evidenziato la dirigente Alessandra Milazzo.
Marina Lucchin 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Ottobre 2019, 12:45
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