Virginia Raffaele, tutte le gag 'censurate'
a Sanremo da giovedì all'Ambra Jovinelli
di Giancarlo Leone
«Porterò in scena le mie maschere femminili più popolari - anticipa dalle quinte dell’Ariston - Vanoni, Rodriguez, Bruzzone, Boschi (l’imitazione del ministro era data per certa al festival, ndr) ed altri personaggi in una sorta di work in progress. Donne che sintetizzano alcune ossessioni ricorrenti della società contemporanea».
Il primo commento su Sanremo appena concluso
«Non posso che essere soddisfatta, è stato un vero successo e mi sono trovata bene con i miei compagni di viaggio Conti, Ghenea, Garko. Una bella esperienza».
Non le dispiace essere altro da se stessa per lavoro?
«No, perché non ho alcuna difficoltà a farlo. Anche perché io sono tante cose insieme, o forse nessuna. Questo è un po’ il senso di Performance, alla fine io sono io anche quando sono gli altri. E gli altri sono più loro stessi quando fanno me che li imito».
Imitare è una terapia?
«Me lo chiedo anche io: divento qualcos’altro per non essere me stessa o per esserlo di più? Imitare però è anche un’operazione di comprensione dell’altro. Studio sempre la vita dei miei personaggi, cerco il motivo di espressioni e comportamenti. Psicanalizzo il personaggio».
Il trucco così meticoloso aiuta?
«Sì, niente è lasciato, ma da solo non basta».
Cioè?
«Non credo di essere un’imitatrice, più che altro faccio un lavoro di reinterpretazione delle persone. Entro nel corpo di qualcun altro e lo possiedo o quel corpo possiede me, dipende».
Come sceglie chi imitare?
«Vado a istinto, vedo qualcosa che mi colpisce. La mia responsabilità è far sorridere. Il pubblico distingue sempre l’imitazione dal personaggio».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Febbraio 2016, 08:44
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