Spaccio di droga all'ospedale Umberto I,
l'ombra della camorra dietro la cocaina

Spaccio di droga all'ospedale Umberto I, l'ombra della camorra dietro la cocaina

di Sara Menafra
Era l’autoparco, il parcheggio da cui vanno e vengono le ambulanze dirette in tutta la citt, uno dei punti nevralgici da cui sarebbe passato lo spaccio di cocaina all’interno del Policlinico Umberto I.





L’indagine partita da un’inchiesta sul traffico internazionale di farmaci che, sottratti all’ospedale, sarebbero stati venduti in tutto il mondo, in particolare nei paesi dell’Est Europa e in Africa, ha rintracciato alcuni spacciatori e numerosi clienti (per questo non indagati) di un mercato che tocca più di un reparto all’interno della struttura ospedaliera. E in qualche caso, l’ipotesi su cui potrebbero concentrarsi i nuovi accertamenti affidati alla Squadra Mobile della Polizia e al Nucleo Provinciale della Guardia di finanza, è che alcuni ”clienti” sapessero parecchi dettagli del giro da cui provenivano gli stupefacenti.

E’ il caso di un cliente, identificato ma non iscritto sul registro degli indagati, che parla con il suo spacciatore dei «napoletani» a cui rivolgersi. La circostanza è stata evidenziata nell’ordinanza firmata dal gip Donatella Pavone perché l’inchiesta ipotizza che il traffico internazionale di farmaci trafugati passi proprio da Napoli, non è chiaro se coinvolgendo anche la criminalità organizzata. E dunque, anche lo spaccio di cocaina all’interno dell’ospedale, potrebbe sfruttare lo stesso canale. E che le ambulanze potrebbero essere state usate anche per trasportare all’esterno dell’ospedale farmaci o stupefacenti



I NAPOLETANI

Il 15 marzo 2013, è sempre il ”cliente” che acquista abitualmente cocaina, impiegato nell’autoparco, a chiamare Gianluca Mantini, ora in carcere per associazione a delinquere e spaccio. Cliente: «Senti, c’è ito là?» Mantini: «Si è annato oggi, che faccio te devo pensà?»; Cliente: «Si ma sto entrando adesso»; Mantini: «Poi se vedi il napoletano, quello della Croce amica... Il napoletano è amico tuo...»; Cliente: «Gianlù cresci oh...»; Mantini: «Ma che ne so, ce stai sempre in contatto te»; Proietti: «Quello è uno che lavora, alle disposizioni che dico io... Se tu me dici che la dà... lo acchiappo pe n’orecchia, siccome quello gestisce le macchine per c... sua, il resto quello che fa... so c... sua».

La stessa persona, sembra essere trattata con molto riguardo anche quando chiede semplicemente di comprare stupefacenti. In una circostanza, ad esempio, Mantini si occupa di fargli consegnare dal corriere del gruppo, Marco Maggi detto «Schumacher» le dosi richieste. E poi controlla che tutto sia andato a buon fine. «Mantini Gianluca parla con Maggi Marco il quale gli chiede come si deve regolare con il prezzo e Mantini gli risponde che gli deve fare il prezzo come fa solitamente per lui», riassumono gli atti d’inchiesta della pm Antonella Nespola. Quindi spiega via sms: «Tutto-ok? Poi te dico perché è importante».



CORNETTI E TRAMEZZINI

Il gergo per coprire l’ingresso di cocaina nell’ospedale era piuttosto elementare. Il 27 febbraio, «Gianluca dice a Marco dì andare al bar e di prendere "tre cornetti o tre tramezzini e di portarli dietro agli ascensori, vicino ai timbri, poiché lui non puo' uscire». La telecamera di video sorveglianza racconta la conclusione: «Dalla telecamera n.3 degli ascensori si vede Maggi Marco, indossante la divisa celeste, con un pacchetto incartato con carta stagnola che ·lascia dietro al cestino della spazzatura, poi vedendo arrivare Mantini Gianluca lo riprende e glielo consegna».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Luglio 2014, 12:14