Strage a San Giovanni, l'autopsia: "I bimbi si
erano difesi dalla furia omicida della madre"

Strage a San Giovanni, l'autopsia: "I bimbi si erano difesi dalla furia omicida della madre"

di Davide Manlio Ruffolo
Avevano provato a difendersi dall'ira della madre i due bambini, di 9 e 3 anni, rimasti uccisi il 27 ottobre scorso nel centralissimo quartiere di San Giovanni. Questo il primo verdetto che emerge dall'autopsia effettuata sui loro corpicini che conferma la brutale aggressione ricevuta e a cui ha fatto seguito il suicidio della donna.



I giovani, continua il referto, sono stati colpiti da decine di coltellate e molti fendenti sarebbero stati diretti alla loro testa mentre il colpo di grazia, identificato dai periti, corrisponde con la profonda ferita alla gola rinvenuta sui corpicini.



Analizzato anche il corpo della madre, 42enne e di origine marocchina, da cui “non è emerso alcun segno di violenza” ad eccezione di quello lasciato dalla cintura usata per impiccarsi. Un particolare, questo, che confermerebbe la tesi che a compiere la mattanza è stata la 42enne senza alcun aiuto. Restano serie ma in miglioramento le condizioni della terza figlia, di 5 anni, scampata miracolosamente alla violenza della madre.



A seguire la vicenda il legale, nominato dal consolato del Marocco per tutelare i proprio connazionali, l'avvocato Domenico Naccari. Quel 27 ottobre scorso, nel palazzo occupato da persone in emergenza abitativa e dove risiedeva la famiglia, sarebbe scoppiata una dura lite fra la donna e suo marito.



Dalle parole la 42enne sarebbe passata ai fatti imbracciando un coltello e colpendo l'uomo all'addome. Questi sarebbe scappato in strada e, dopo un'ora, avrebbe raggiunto l'ospedale San Giovanni. Non riuscendo a mettersi in contatto telefonico con la propria abitazione avrebbe avvisato le forze dell'ordine. Gli inquirenti, effettuato il sopralluogo dell'abitazione, hanno iniziato a verificare la versione dell'uomo che, seppur credibile, presenta alcuni punti oscuri su cui verrà sentito in qualità di persona offesa.



In particolare il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pubblico ministero Francesco Minisci chiederanno lumi sull'intervallo di tempo, all'incirca un'ora, intercorsa fra il suo ferimento e l'arrivo al San Giovanni senza, però, che l'uomo chiamasse il 113.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Novembre 2014, 11:49
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