Per smog e frane a rischio 42mila monumenti:
a Roma SOS per Pantheon e piazza Navona

Per smog e frane a rischio 42mila monumenti italiani: a Roma SOS per piazza Navona e il Pantheon

di Valeria Arnaldi
ROMA - Smog, alluvioni, frane, cambiamenti climatici. Sotto minaccia l’Italia di arte e cultura: oltre 42mila (secondo un censimento Ispra-Iscr) i monumenti e beni archeologici che a rischio di erosione, perdita di superficie, annerimento. Fino ad arrivare ai ben più gravi crolli: dai 14mila beni culturali a rischio frane ai quasi 28.500 a rischio alluvioni.





A Roma - 3660 i monumenti soggetti a degrado - spiccano (per alluvione) piazza Navona, piazza del Popolo e il Pantheon. A Firenze, Basilica di Santa Croce, biblioteca Nazionale, Battistero e cattedrale di Santa Maria del Fiore. Mole Vanvitelliana, tempio di Rocco e chiesa del Gesù ad Ancona. E le frane minacciano Volterra (Pisa), Civita di Bagnoregio nel viterbese, e Certaldo (Firenze). Ad oggi non esistono valori limite per gli effetti dell’inquinamento su beni di interesse storico-artistico, le misurazioni però raccontano storie precise. A Roma, ogni anno le opere in marmo registrano una perdita tra 5,2 e 5,9 micron, per il bronzo si scende tra 0,30 e 0,35.



E mentre il Bel Paese scopre che proprio la sua bellezza è in pericolo, Pompei (prima vittima dei crolli) si sta già mettendo in salvo. «Nel sito archeologico ci sono aree più vulnerabili – spiega Greta Stefani, direttrice degli Scavi – in particolare quelle al limite della zona scavata e a sud della città. Il progetto Grande Pompei prevede una serie di interventi. Alcuni sono partiti, per altri la gara è in corso, e per la parte a Sud sono stati effettuati i rilevamenti necessari alla progettazione». Non si tratterà di interventi di emergenza ma di una strategia per tutelare il patrimonio. «Una volta completati gli interventi, avremo fatto tutto ciò che è nelle nostre possibilità, dal punto di vista tecnico, per evitare crolli dovuti a dissesti idrogeologici».



I cambiamenti climatici non saranno un problema. «Per evitare danni, convoglieremo le acque di eventuali piogge intense e le allontaneremo dalle zone non scavate, che potrebbero altrimenti gonfiarsi e fare pressione sulle mura antiche». Nessuna paura dunque per la sopravvivenza del sito. «Il grosso dei lavori – conclude la Stefani – sarà concluso prima della stagione di piogge, comunque entro 2015. Qualcosa sarà fatto pure nella prima metà del 2016. Poi, Pompei sarà fuori pericolo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Marzo 2015, 07:50
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