Ossigeno interrotto al San Camillo: ipotesi atto doloso, indagano i carabinieri

Ossigeno interrotto al San Camillo: ipotesi atto doloso, indagano i carabinieri Zingaretti: sabotaggio, fatto gravissimo

di Silvia Mancinelli
Panico lunedì sera all’ospedale San Camillo. Danneggiati i tubi dell’ossigeno, dieci pazienti del reparto di terapia intensiva hanno rischiato di morire a causa dell’improvvisa - e pare dolosa – mancata erogazione dell’aria.

«Il personale tecnico prontamente intervenuto, ha individuato la sede dell’interruzione e ripristinato le condizioni di sicurezza dell'impianto - spiega il direttore generale Antonio D'Urso -. Gli infermieri ed i medici hanno assicurato la continuità delle cure garantendo l'assistenza respiratoria con device d'emergenza. Fondamentale l’impegno del personale tutto dell’azienda che, adoperandosi con la consueta professionalità e tempestività, ha garantito la continuità delle cure ai pazienti ricoverati».





A far scattare l’allarme, intorno alle ore 19.30, un blocco improvviso nell’erogazione che sembrebbe causato - in base ai primi rilievi effettuati sul posto - da una fuga di atmosfera da una congiuntura tra due tubi. Immediati i sistemi d’emergenza e l’attivazione di bombole di riserva che hanno scongiurato terribili conseguenze per gli ignari pazienti. Impossibile, al momento, escludere l’ipotesi dolosa. I carabinieri della Compagnia Trastevere, impegnati nelle indagini, non si sbilanciano in attesa della relazione del responsabile della ditta che gestisce l’erogazione dell’ossigeno e del tecnico.



«Non è possibile stabilire con sicurezza se il danneggiamento sia stato provocato o accidentale, quello che è certo è che questi impianti vengono controllati quasi quotidianamente – precisa Lindo Zarelli, direttore sanitario del San Camillo -. L’intervento è stato immediato, i pazienti sono stati messi in sicurezza grazie a medici, anestesisti e infermieri che hanno lavorato senza sosta fino alle 22.30, quando l’emergenza è rientrata. Sul posto sono intervenute le squadre di tecnici interne ed esterne, con noi fino alle 23 e da soli tutta la notte per controllare che tutto funzionasse. Stamattina (ieri n.d.r.) è stato portato a termine l’intervento definitivo e ora tutto procede regolarmente». Tra le corsie del Lancisi, il reparto di neurochirurgia tra i più apprezzati nel Lazio e non solo, l’aria che si respirava ieri non era delle migliori. «Siamo tesi, abbiamo avuto paura – racconta la parente di un ricoverato -. Noi lo abbiamo saputo solo oggi, ad emergenza passata. Ma se non fossero intervenuti in tempo, mio marito ed i pazienti nelle sue stesse condizioni sarebbero morti. Non ho parole, solo grazie. Grazie a questi angeli che, con la loro capacità ed esperienza, hanno scongiurato una strage».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Gennaio 2015, 08:43