Roma, maxi evasione da 10 milioni di euro
per sette ristoranti del centro

Roma, maxi evasione da 10 milioni di euro per sette ristoranti del centro
I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno scoperto un'ingente e sistematica evasione fiscale posta in essere da rinomati ristoranti del Centro storico, gestiti da tre società, tutte riconducibili al medesimo imprenditore, un ristoratore di origini partenopee particolarmente noto nel settore.

Complessivamente è stato constatato l'occultamento al fisco di redditi per oltre 10 milioni di euro, cui va aggiunta una corrispondente Iva evasa per circa un milione di euro.

La ricostruzione dell'ingente evasione è stata resa possibile, innanzitutto, dal rinvenimento, nel corso di perquisizioni effettuate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, dell'analitica contabilità «in nero» dei ristoranti in questione, tenuta con sistemi informatici e riepilogata su appositi prospetti. Tale contabilità «parallela» è risultata talmente precisa, meticolosa da far ritenere ai militari operanti di essere entrati in possesso della documentazione relativa agli incassi effettivi conseguiti dalle società in verifica.
La Guardia di finanza ha evidenziato inoltre che uno dei predetti ristoranti era già nel recente passato balzato agli onori delle cronache per aver presentato a turisti stranieri conti salatissimi, puntualmente oggetto di contestazione da parte degli avventori.

L'attività di oggi si inquadra, altresì, nel piano d'azione concepito dal Comando Provinciale della Guardia di finanza Roma in relazione all'anno giubilare, al fine di prevenire, ricercare e reprimere i fenomeni di abusivismo, frode ed evasione che potrebbero essere posti in essere in concomitanza con il forte flusso di pellegrini richiamato dall'evento religioso. Ciò soprattutto in ordine alle attività economiche che involgono il soddisfacimento dei principali bisogni delle persone che giungeranno appositamente a Roma: movimento; alloggiamento; vitto; orientamento; acquisto di beni e assistenza.

La conferma dell'ipotesi investigativa si è avuta attraverso l'esame accurato della contabilità «ufficiale» e dei rapporti finanziari/bancari dei ristoranti verificati. Attraverso tali riscontri sono stati infatti rilevati, da un lato, espedienti contabili necessari per far quadrare i conti, altrimenti «fuori controllo» a causa delle molteplici transazioni compiute «in nero», e, dall'altro, elementi fortemente sintomatici della consolidata prassi del prevalente utilizzo del contante, utilizzato anche nei pagamenti nei confronti dei fornitori e dei dipendenti. Ciò anche allo scopo di far perdere le tracce delle reali dimensioni del volume d'affari conseguito.

Le evidenze raccolte sono state così puntuali, precise che il ristoratore interessato ha potuto solo che ammettere la propria condotta evasiva tenuta nel corso degli anni. I ristoranti sottoposti a verifica, sono stati sette. Gli stessi sono ubicati in zone a particolare attrazione turistica, quali l'area di Fontana di Trevi (via in Arcione), Piazza dei Coronari (via Banco di Santo Spirito e via di Panico) e Piazza Navona (via San Agnese in Agone e via di Tor Millina), che nel corso dei prossimi mesi saranno interessate anche dalla forte affluenza di pellegrini in occasione del Giubileo.

Sul versante dell'erogazione del vitto ai pellegrini la principale minaccia avvertita è proprio quella della ipotizzabile tendenza a omettere di certificare i corrispettivi degli alimenti e delle bevande ceduti nonché di rincararne ingiustificatamente i prezzi, specialmente nelle aree cittadine a maggior vocazione turistica.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Dicembre 2015, 10:47
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