Il Riesame inchioda la ex di De Rossi: "La Pisnoli
fece pestare l'ex di Manuela Arcuri"

Il Riesame inchioda la ex di De Rossi: "La Pisnoli fece pestare l'ex di Manuela Arcuri"

di Adelaide Pierucci
«Un pestaggio brutale». E la «mandante» era lei, la bella e griffata Tamara Pisnoli, l'ex moglie del calciatore Daniele De Rossi.





Secondo i giudici del Riesame la misura cautelare in carcere è l'unica adeguata per i personaggi chiave coinvolti nel pestaggio e la estorsione dell'imprenditore Antonello Ieffi, un tempo fidanzato con Manuela Arcuri, avvenuta nell'estate del 2013 nella veranda privata sopra all'attico e al superattico della Pisnoli, all'Eur. E se la Pisnoli ha rinunciato in partenza a chiedere la revoca degli arresti domiciliari, ad altri arrestati come Manuel Severa, Francesco Camilletti e Simone Di Matteo, tra gli esecutori della aggressione, il tribunale della libertà ha risposto con un secco no: resteranno in carcere.



«La vicenda» hanno infatti scritto i giudici del Riesame «ha fatto emergere l'impiego di un non comune livello di violenza espresso da tutti gli indagati a vari livelli. Da quelli che hanno dato l'ordine a quelli che hanno materialmente infierito su Ieffi».



Una violenza, secondo la procura, scaturita dalla volontà della Pisnoli di far saltare un affare. L'ex moglie di De Rossi, ora compagna del miliardario francesce Arnaud Mimran, aveva investito ottantamila euro per acquistare un impianto fotovoltaico da Ieffi, poi ritenendo di essere stata raggirata, pretendeva di riavere a stretto giro 150.000 euro, da maggiorare del venti per cento al mese in caso di inadempienza. Ma, come hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo, visto che Ieffi non voleva piegarsi al sopruso era stato portato di peso nell'appartamento, pestato, ferito con un coltello alla testa, rapinato del Rolex, spogliato (visto che si era imbrattato con il suo sangue), rivestito con una tuta e buttato in strada con l'ordine di trovare i soldi, duecentomila euro, in cinque giorni.



VIOLENZA BRUTALE

«Peraltro», riportano i giudici, «tale violenza da un lato è stata brutalmente esercitata a fronte di una pretesa del tutto infondata e per scopi anche egoistici, nel senso che attorno alla Pisnoli sono ruotati e ruotano personaggi oltre che violenti anche melliflui pronti a tutto pur di speculare e ottenere guadagni. Dall'altro si è manifestata attraverso il ricorso al prestito a usura che ha lasciato poco scampo alla vittima il cui tenore di vita "sopra le righe" ha costituito l'humus sul quale si sono innescate le attività criminali».



Un altro arrestato, Fabio Pacassoni, procacciatore d'affari, aveva spalleggiato Andrea Gioacchini, già indagato per usura, nel taglieggiare l'imprenditore. Dietro a un prestito di centomila euro (mascherato dall'acquisto di un terreno) Gioacchini, spalleggiato da Pacassoni, ne aveva sfilati trecentomila a Ieffi. Pure loro restano in carcere. Anche perché Pacassoni nel gennaio 2014, in piena inchiesta, aveva inviato degli sms chiari a Ieffi: «Vengo a prenderti, dillo pure ai magistrati».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Gennaio 2015, 09:03