Bambino Gesù, in volo con l'Aeronautica per soccorrere i piccoli

Bambino Gesù, in volo con l'Aeronautica per soccorrere i piccoli

di Camilla Mozzetti
Affrontano le urgenze e rispondono con immediatezza anche a quei casi in cui i piccoli pazienti hanno bisogno d'aiuto pur trovandosi lontano dalla sede centrale. Perché l'ospedale pediatrico Bambino Gesù opera sì, da anni a Roma ma rappresenta un crocevia per tutte quelle urgenze che possono verificarsi a Catania come a Trieste. Grazie all'intervento dell'Aeronautica militare - che devolverà i fondi raccolti dalla vendita del calendario 2015 al nosocomio - nessun piccolo paziente, che viva al sud o al nord del Paese, viene lasciato solo. La campagna promossa dal nosocomio, “Ospedale senza dolore”, passa anche da qui, dal trasporto d'urgenza compiuto grazie ai mezzi dell'Aeronautica di Stato.



Da anni, infatti, il Bambino Gesù riesce a gestire anche quei casi più delicati che scoppiano in città diverse e lontane dalla Capitale. «L'Aeronautica è al servizio dei malati e anche dei piccoli grazie a un accordo interministeriale tra i dicasteri della Sanità, dell'Interno e della Difesa - spiega il colonnello Alessandro Tortorella - con la 46esima brigata aerea che copre trasporti umanitari, non solo nel nostro Paese, e con il 31esimo stormo di Ciampino a disposizione 24 ore al giorno, per 365 giorni l'anno, di quelle emergenze improvvise che richiedono trasporti d'urgenza verso il Bambino Gesù». Basta una chiamata e, nell'arco di due ore, la squadra è pronta a partire per quale che sia la destinazione da raggiungere, prelevare il paziente e trasportarlo a Roma, fino a Ciampino, dove un'ambulanza del Bambino Gesù li aspetta per correre poi in ospedale. È un viaggio che cura nel dettaglio qualsiasi tipo d'intervento necessario al bambino e alla sua famiglia per provare il minor dolore possibile, per scongiurare ansie e paure. «Gli stessi sanitari del Bambino Gesù accompagnano non di rado i militari nella missione», spiega Matteo Di Nardo, responsabile per l'ospedale dell'area rossa. «E a bordo ciò che richiede un'attenzione primaria, è tenere stabile il paziente, attraverso il monitoraggio di tutti i parametri vitali, soprattutto l'ossigeno». Molte volte, infatti, le emergenze riguardano casi d'insufficienza respiratoria per i quali è necessario compiere l'ossigenazione extracorporea, la cosiddetta Ecmo, una pratica ormai collaudata dal Bambino Gesù. «L'ospedale grazie alla prontezza dell'Aeronautica - aggiunge Nicola Pirozzi, direttore del Dipartimento emergenze - riesce a stabilizzare il paziente nella sede ospedaliera di partenza, compiere il trasporto e continuare la terapia qui nella sede centrale, dove il pronto soccorso è attrezzato per rispondere con la stessa tempestività a tutte le evenienze». Personale infermieristico, specialisti, tra cui rianimatori e anestesisti pediatrici, sono lì, per assistere quel bambino che varca la soglia del Dea dopo un trasporto aereo.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Gennaio 2015, 13:31