Centocelle, faide per i posti nei campi nomadi dietro il rogo del camper?

Centocelle, faide per i posti nei campi nomadi dietro il rogo del camper?

di Davide Manlio Ruffolo
Dietro al rogo del camper di Centocelle, in cui lo scorso mercoledì hanno perso la vita tre ragazze, c'è stata una faida interna alla comunità rom e non uno sgarro riconducibile ad altri fatti. Per gli inquirenti non c'è più alcun dubbio, dopo una lunga indagine in cui sono state vagliate - e scartate - tutte le eventuali piste alternative, l'ipotesi investigativa del regolamento di conti tra abitanti dei campi nomadi è l'unica possibile. 

Resta ancora da chiarire quale sia il reale movente che ha portato alla terribile rappresaglia, il lancio di una bottiglia incendiaria sul camper in cui dormivano 13 persone, da parte del giovane uomo, quest'ultimo già identificato e tutt'ora ricercato. Il sospetto attualmente al vaglio della magistratura, è che a muovere la mano del killer ci siano stati diverbi relativi a dinamiche interne alla gestione delle residenze dei due campi rom, quello della Barbuta e quello di via Salviati, in cui la famiglia Halilovic ha dimorato negli ultimi tempi. A rafforzare tale tesi anche gli ulteriori due incendi dolosi, di una casetta a la Barbuta e di un secondo camper di proprietà della famiglia delle vittime, avvenuti nei giorni antecedenti al massacro.

Tre roghi apparentemente scollegati ma che, secondo la Procura di Roma, avrebbero un unico filo conduttore. Nel frattempo le indagini proseguono serrate e gli investigatori stanno cercando di capire se l'assassino abbia agito da solo o se qualcuno, nell'immediatezza dei fatti, lo abbia aiutato a nascondersi e, forse, a fuggire dal territorio della Capitale. Ad aggiungere orrore alla vicenda anche l'esito dell'autopsia sui corpi di Francesca, Angelica ed Elisabeth, secondo cui le ragazze, rimaste intrappolate, sono morte arse vive e non a causa delle esalazioni da fumo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Maggio 2017, 09:22
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