Avvocatessa incinta morta a Roma: "Sarà riesumata la salma"

Avvocatessa incinta morta a Roma: "Sarà riesumata la salma"
Uccisa o morte naturale? Per capire se Claudia Colaprisco, l'avvocato civilista di 43 anni trovata senza vita nella sua abitazione romana il 16 giugno 2010, morì in maniera naturale o casuale, o se invece sia stata uccisa, occorre riesumare la salma per compiere accertamenti tecnici più incisivi. Oggi, la riesumazione è stata autorizzata formalmente dai giudici della prima Corte d'assise d'appello di Roma, chiamati a valutare la posizione di Pedro Pascual Ventura, il convivente dominicano dell'avvocato.

L'uomo in primo grado è stato assolto dall'accusa di omicidio volontario con la formula 'perché il fatto non sussistè. In appello, però, tutto è ritornato alla ribalta. Prima, con l'affidamento di una perizia per fare luce definitivamente su quella morte. Due mesi di tempo erano stati concessi dai giudici al prof. Giovanni Pierucci, docente emerito di Medicina legale-Patologia forense dell'Università di Pavia, per i suoi accertamenti. Qualche giorno fa, una nota ufficiale del medico legale: per chiarire l'intera storia è necessario riesumare la salma del giovane avvocato (che si trova in Calabria), per fare accertamenti più approfonditi. Oggi questa richiesta è stata ufficializzata, con la Corte che non solo ha concesso ulteriori due mesi per completare l'accertamento, ma ha anche integrato in un collegio il numero dei periti, con l'aggiunta dei professori Pietrantonio Ricci e Oscar Tamburrini.

A febbraio è stata fissata l'udienza nella quale i medici-legali illustreranno in aula i risultati del loro lavoro. A quella data saranno quasi sette anni da quando l'avvocato Colaprisco (che era incinta di tre mesi) fu trovata morta in casa. Fu il suo convivente Ventura, che, rientrato dal lavoro prima del previsto, chiamò il 118 dopo aver trovato la donna stesa in terra vicino a una porta-finestra che dava su un terrazzino della casa che condividevano. Quando i medici arrivarono nell'appartamento, inutili furono le azioni di rianimazione: la donna era già morta. Inizialmente la ricostruzione che fu fatta della vicenda lasciò poco spazio ai dubbi: per gli investigatori quella Colorisco era stata una morte naturale o comunque casuale.

Passò poco tempo, però, per far in un certo senso cambiare idea. In sostanza scoprirono che c'era stato un litigio di coppia per un ritardo ingiustificato nel rientro da parte di Ventura. La loro era una convivenza tra alti e bassi; e le cause erano molteplici, anche se praticamente riconducibili al fatto che la donna era gelosa e che il suo convivente inizialmente non aveva accettato l'esistenza di quella gravidanza. Anche su queste basi, Ventura fu rinviato a giudizio e poi processato. E dopo un lungo processo, i giudici di primo grado arrivarono a una sentenza assolutoria. 
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Ottobre 2016, 19:18