Roma, l'untore dell'Aids potrebbe tornare libero entro un mese

Roma, l'untore dell'Aids potrebbe tornare libero entro un mese

di Valentina Errante e Adelaide Pierucci
L'untore di Aids potrebbe tornare in libertà tra un mese. Le accuse che la Procura muove a Valentino Talluto, il trentenne romano sieropositivo e bulimico di sesso che ha infettato decine di partner, non possono scalfire i tempi della giustizia. Se entro trenta giorni non sarà disposto il rinvio a giudizio, scadranno i termini di custodia cautelare. E per l'untore, che finora è rimasto in cella proprio per l'alto rischio di reiterazione di reato, si apriranno le porte del carcere.

I TEMPI DI DETENZIONE
Per gli inquirenti, da settimane, è scattato il conto alla rovescia per evitare la liberazione. I tempi della perizia, con cui è stato accertato il ceppo virale è identico per le 30 partner contagiate, per il bambino e per i due uomini infettati in via indiretta, sono stati necessariamente lunghi e quindi il pm Francesco Scavo, subito dopo aver ricevuto la relazione finale, prova regina a carico dell'indagato, ha chiuso l'inchiesta e ora, a distanza di venti giorni (fissati per legge) ne ha chiesto il rinvio a giudizio.

Talluto è stato arrestato nel dicembre dello scorso anno con l'accusa di avere trasmesso il virus a sette donne. Le indagini hanno poi portato all'identificazione di altre decine di persone: sono 57, tra contagiati diretti e indiretti e partner miracolate, che pur avendo avuto rapporti con l'indagato non hanno contratto il virus dell'hiv, i testimoni dell'indagine. Così per l'untore, ormai conclamato e in parte reo confesso, è scattata una seconda misura cautelare.

57 PERSONE A RISCHIO
Un provvedimento che però trattiene il detenuto fino a sei mesi, vista la contestazione di lesioni gravissime riconosciuta dal gip, molto meno pesante dell'accusa di epidemia sostenuta dalla Procura. Una contestazione adesso ritornata alla ribalta. Il pm titolare dell'inchiesta ha chiesto che l'impiegato romano ossessionato dal sesso senza protezione venga processato anche per epidemia dolosa con l'aggravante dei futili motivi, un reato punibile anche con l'ergastolo. Resta il nodo sui tempi in cui il giudice per l'udienza preliminare riuscirà a disporre il rinvio a giudizio per Valentino Talluto.

Di fatto l'inchiesta su Valentino Talluto è chiusa per assicurare alla giustizia l'untore in tempi stretti, ma non si escludono altre vittime o peggio una forma di contagio a catena. E per Talluto, il gran mentitore che per dieci anni ha agganciato a ripetizione ragazze in chat e prima di ogni intimità raccontava di essere sano e allergico al profilattico, le accuse sono molto pesanti. Tra le vittime c'è anche un bambino di 4 anni, figlio di una straniera, che aveva avuto una relazione a singhiozzo con l'impiegato romano.

Quando il piccolo aveva solo otto mesi la madre aveva fatto la doppia scoperta: che lei anni prima era stata infettata da quell'innamorato incostante e che, durante il parto, aveva trasmesso la malattia anche al piccolo, nato da un'altra relazione. «È stato come precipitare per sempre nel buio», si è confidata con gli inquirenti. L'untore ha taciuto per dieci anni. Già nel 2005 aveva saputo di essere sieropositivo. Il primo referto era arrivato dall'ospedale Spallanzani, dove in barba all'aggravamento della carica virale, rifiutava di sottoporsi alle terapie. Anche la zia lo ha confermato. Ma Talluto continuava a non volere accortezze nei rapporti e, a chi insisteva, a chi chiedeva garanzie, raccontava bugie o presentava certificati medici falsi.

I giudici del Riesame, subito dopo il primo arresto, avevano respinto l'istanza di scarcerazione. «Tutto lascia indicare - aconcludevano - che l'indagato, se posto ai domiciliari, sicuramente, attiverebbe quei contatti telefonici e telematici che gli hanno permesso di compiere altri reati, con nuovi incontri diretti a produrre nuove trasmissioni del virus dell'Hiv». Figuriamoci se libero. Ad aprile quando già sapeva di essere indagato, ha conosciuto una giovane su WeChat, una donna che alla fine si è salvata solo perché non si sentiva abbastanza innamorata per lasciarsi andare oltre il bacio. Ma anche Talluto, a suo modo, è una vittima. Prima di tutto di se stesso. Ha scoperto a vent'anni di essere sieropositivo. La malattia gliel'aveva trasmessa la mamma, morta di Aids quando era bambino.



Ultimo aggiornamento: Sabato 22 Ottobre 2016, 10:42
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