Renzi: "Tasi via dal 2016". In tre anni 45 miliardi di tasse in meno

Renzi: "Tasi via dal 2016". In tre anni 45 miliardi di tasse in meno

di Alessandra Severini
ROMA - Cinquanta miliardi di tasse in meno in cinque anni. Una promessa che Renzi fa senza timore di smentite. Di più, un patto che accarezza uno dei sogni proibiti dei contribuenti italiani.





«E' un patto che propongo agli italiani: riforme in cambio del taglio delle tasse. Se finalmente il Parlamento fa le riforme, e io credo che ce la farà - dice il presidente del consiglio in un'intervista al Tg2 - per gli italiani si libera la possibilità di pagare meno». La road map è già tracciata, in un piano che, rivela il premier, «stiamo studiando da almeno sei mesi».



L'intenzione del governo è abolire nel 2016 «tutte le tasse sulla prima casa, nel 2017 una buona parte dell'Ires, nel 2018 rimodulare gli scaglioni Irpef».

Ma dove verranno trovate le risorse per alleggerire la pressione del fisco? «Elimineremo da settembre molti carrozzoni pubblici – preannuncia il premier, scacciando critiche e dubbi - Perché c'è ancora lo spazio per fare la revisione della spesa». La spending review in realtà finora ha dato pochi risultati e i tagli si sono spesso rivelati un boomerang per i cittadini, che hanno visto aumentare i costi dei servizi pubblici e le tasse locali. Oltre alla spending review, Renzi spera di trovare le coperture per quello che definisce uno «shock fiscale» grazie a una ripartenza dell'economia. La maggiore crescita e una eventuale ripresa dei consumi spingerebbe in avanti il Pil e aumenterebbe il gettito fiscale. Ma il premier punta anche a un accordo con Bruxelles per una maggiore flessibilità sul deficit.



Si avvererà dunque il sogno degli italiani un fisco meno pesante? I sindacati dubitano, le opposizioni non ci credono. «Servono tasse giuste, non un taglio generalizzato» commenta la Cgil, mentre la Cisl avverte che il taglio delle tasse sulla prima casa «non dovrà trasformarsi in un aumento delle imposte locali». Molte critiche vengono poi da sinistra. Alcuni esponenti della minoranza Pd parlano di «propaganda» e di «politica degli annunci», mentre chi ha lasciato il partito è ancora più duro.



«Quella di Renzi non è più neppure un'evoluzione del berlusconismo, Renzi è Berlusconi», attacca Pippo Civati, mentre Stefano Fassina teme che il taglio delle tasse verrà scontato con la «chiusura di ospedali, asili nido e aumento dei ticket sanitari». Pur nutrendo dubbi sulla realizzabilità degli annunci, apre invece Forza Italia: «Non saremo mai contrari a ridurre le tasse – dice Mariastella Gelmini – Siamo pronti a dare il nostro contributo».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Luglio 2015, 08:28