Stipendi dei deputati congelati fino a tutto il 2019, arriva il sì della Camera

Stipendi dei deputati congelati fino a tutto il 2019, arriva il sì della Camera
Gli stipendi dei deputati resteranno fermi fino a tutto il 2019: il consiglio di presidenza della camera ha infatti deciso (con votazione unanime, hanno detto sì anche i rappresentanti del M5s) di prorogare di un anno il blocco di indennità, diarie e rimborsi dei deputati. È dal 2006 che gli stipendi degli onorevoli non possono più aumentare. Il blocco sarebbe scaduto il 31 dicembre del 2018, ma per effetto della decisione dell'ufficio di presidenza di Montecitorio retribuzioni e rimborsi saranno congelati fino al 31 dicembre del 2019. L'organismo di Montecitorio ha dato anche il suo via libera al bilancio di previsione per il 2017. Prevista una ulteriore riduzione della spesa per le retribuzioni dei circa 1200 dipendenti della Camera (erano 1800 alla fine della scorsa legislatura): dal 2012 a oggi la Camera ha risparmiato 70 milioni per le buste paga di assistenti parlamentari, impiegati e funzionari. 

Il risparmio sulle spese dei dipendenti deriva sia dal blocco del turn over (chi va in pensione non viene rimpiazzato) sia dal taglio delle retribuzioni deciso nel 2014: si tratta in realtà di un taglio temporaneo, che vale fino al 2017, ma i tecnici di Montecitorio sono convinti che sarà riassorbito dai nuovi pensionamenti. Le spese delle indennità dei parlamentari sono molto calate rispetto alla scorsa legislatura: la Camera nel 2017 spenderà per questa voce 145 milioni, 22 in meno (il 13 per cento) rispetto al 2011. Senza la decisione della Camera, si fa notare a Montecitorio, ci si dovrebbe attendere un aumento delle indennità dei parlamentari di 54mila euro lordi all'anno e di 12mila euro per quanto riguarda i rimborsi. Per questo il congelamento deciso dall'ufficio di presidenza, si sottolinea, può essere considerato come un vero e proprio taglio.

Sta di fatto che la Camera, stando al bilancio di previsione del triennio 2017-2019 (approvato con il no dei cinque stelle), conta di spendere sempre di meno.
Se si tolgono le uscite per il pagamento delle pensioni di dipendenti e deputati, i risparmi sono sensibili: nel 2017 la Camera costerà 593 milioni di euro, 46 milioni in meno del 2016; le spese saliranno nuovamente nel 2018 (560 milioni, per effetto delle spese una tantum di inizio legislatura, come quelle per la verifica dei dati elettorali), per poi scendere nuovamente nel 2019, quando dovrebbero attestarsi a 549 milioni. Ma anche considerando la spesa complessiva (pensioni comprese dunque), il trend è sempre quello del risparmio. Per il sesto anno di seguito, il 2017 la Camera chiuderà il suo bilancio spendendo meno dell'anno precedente. Se nel 2011, ultimo anno della legislatura precedente) Montecitorio è costata 1 miliardo e 108 milioni, nel 2017 le spese totali messe in conto dalla Camera saranno di 948 milioni: vale a dire 160 milioni di meno, con un risparmio del 14 per cento.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Dicembre 2016, 17:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA