Renzi attacca Letta: «Dieci mesi di fallimenti, riforme o saremo spazzati via». Incontro a Palazzo Chigi

Renzi: «Dieci mesi di fallimenti, senza riforme verremo spazzati via». Il premier difende il governo
Matteo Renzi a tutto campo nel suo intervento alla direzione del Pd, alla quale non ha partecipato il premier Enrico Letta. Il segretario è tornato a criticare il governo, parlando di «dieci mesi di fallimenti». In serata è tenuto un incontro chiarificatore tra i due a Palazzo Chigi.



Secco il giudizio del segretario sul governo: «Dieci mesi di fallimenti ora riforme o verremo spazzati via». Immediata e piccata la risposta del premier: «Sono d'accordo con Renzi sulla necessità di un nuovo inizio dell'azione di governo. Mi sono impegnato in questa direzione e conto di arrivare ad un risultato positivo a Breve», ha detto Letta. «Ovviamente - ha aggiunto - ho un giudizio diverso sui nove mesi di lavoro, in uno dei tempi più complessi e travagliati della nostra storia recente, che questo governo ha dietro le spalle».



La controreplica. «Letta ha fatto un commento positivo e uno negativo - è stata la controreplica di Renzi -. Non mi interessa la parte negativa, il giudizio sui mesi passati è quello che si sente nei mercati rionali. Il tema non è il giudizio sul passato ma se facendo le riforme cambiamo il paese. Io rischio il tutto e per tutto ma senza svolta il Pd muore alle elezioni del 25 maggio».



«Il governo è al minimo storico di gradimento, non è un dato che mi fa piacere ma mi terrorizza. Il nostro problema è cercare di invertire la china e ridare forza al governo. Ma se si continua ad alimentare il retroscena che il mio problema è sparare sul governo, si butta via occasione storica di fare riforme», ha poi aggiunto Renzi chiudendo la direzione.



In direzione la sinistra del Pd va all'attacco chiedendogli chiarezza sul rapporto con il governo e sulla legge elettorale ma Renzi, forte anche dei numeri (150 sì, 35 astenuti, i cuperliani, e nessun contrario alla sua relazione) tira decisamente dritto per la sua strada. È l'esito della prima - attesa - direzione Dem dell'era del sindaco-segretario. Che, dopo una lunga relazione, ascolta e replica alle critiche di fatto ribadendo ancor di più la linea.



Il rimpasto. «Chi oggi propone: riunitevi attorno a un tavolo e fate un rimpastino, sta drammaticamente perdendo di vista il problema reale. Il nostro obiettivo non è sostituire due ministri renziani con due non renziani, ma creare un sistema istituzionale e politico che duri per i prossimi vent'anni, almeno». «Del rimpasto se ne occupi Letta e il rispetto è totale ma su singole iniziative ci facciamo sentire».



Il dialogo con Berlusconi. «La polemica del dialogo con Fi è surreale. È stravagante la polemica di un dialogo con un pregiudicato, come dice D'Attorre, quando con il "de cuius" si è fatto il governo e non ho visto ministri dimettersi quando Berlusconi è stato condannato».



Le riforme. «Ora ci giochiamo la faccia. In questi mesi abbiamo assistito a una serie di fallimenti, non abbiamo fatto la legge elettorale in 10 mesi, è saltata la revisione costituzionale via art. 138», ha spiegato il segretario del Pd». «Abbondano ministri e scarseggiano i risultati. Siamo pieni di ministri delle Riforme, seminari interessantissimi, risultati zero o quasi. Ed è un incoraggiamento».



«Il governo ha tutto il diritto di andare avanti ma abbia l'intelligenza di proporci non solo correzioni a errori fatti, come sugli insegnanti e sulle slot, ma di indicare obiettivi». «La prospettiva personale non è giocare un giochino tutto interno agli intrighi di Palazzo per andare a votare e prendere il posto di Enrico.
Il governo se fa bene si merita un bravo, se no si critica e non c'è un disegno segreto, le critiche non sono per fare le scarpe ma per dare una mano», ha detto Renzi.




Le elezioni. Se si affronta senza risultati una campagna elettorale con la tenaglia Grillo-Cav «con elementi demagogici volti a incastrarci sul fatto che le responsabilità delle mancate riforme siano nostro» il Pd è perduto e «non faranno distinzione tra chi ha votato Cuperlo, Renzi o Civati, faranno un pacchetto unico e diranno è colpa vostra, se non c'è consapevolezza questo noi saremo spazzati via».



La legge elettorale. «L'obiettivo deve essere una legge elettorale chiara nella quale chi vince governa senza necessità di inventarsi strani giochi, dalle larghe intese alle striminzite intese» ma con «il cittadino che sa che eleggendo Tizio o Caio individua il responsabile delle cose fatte o delle mancanze», ha spiegato il sindaco di Firenze.



«Il punto - ha attaccato Renzi - non è il doppio turno ma il premio di maggioranza e il sistema con il quale si vota al primo turno, la scelta tra collegi uninominali e preferenze con una circoscrizione piccola o grande». Inoltre la questione è politica, riguarda come si concepisce il Pd. E ancora, avverte Renzi, dietro questo dibattito non si nasconda «la speranza di un grande ritorno dei neo-proporzionalisti» del quale «si sente sussurrare in Parlamento». Niente scherzi - ha avvisato Renzi - e se qualcuno, poi, dovesse pensare ad approfittare del voto segreto - che alla Camera è possibile chiedere - «salterebbe la maggioranza».




Ius soli e unioni civili. «Propongo che il Pd nella sua interezza in 'Impegno 2014' ponga una serie di temi ma senza che ci tarpiamo le ali in partenza. Sullo ius soli o le unioni civili abbiamo preso un impegno con i nostri elettori che non possiamo tirare fuori solo in campagna elettorale». Anche perché questi temi vengono usati «strumentalmente», da chi poi «privatamente ti dice che sui diritti» un accordo si trova senza difficoltà. Avanti così «diventeremo la più grande sala parto del Mediterraneo», ha aggiunto.



Alfano non è uno di noi. «Il punto nel Pd non è scegliere nel centrodestra: è evidente che Alfano ha fatto un gesto importante» staccandosi dal Pdl, ma «un domani Alfano starà con Berlusconi e non ci starà sfidandolo "o tu cambi o esco". Alfano non è uno di noi», ha quindi sottolineato il segretario chiudendo la direzione Pd.



Cuperlo pensa al Letta bis. «Davanti al rischio di logoramento progressivo sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto ma di una vera e propria ripartenza valutando l'ipotesi di nuovo governo, presieduto da Letta e che recuperi un profilo di autorevolezza e prestigio e il Pd senta davvero suo». Così il presidente del Pd Gianni Cuperlo in direzione. «Non possiamo - sostiene Cuperlo - proseguire come fin qui: penso alla nuova maggioranza dopo la rottura nel centrodestra, all'esito del nostro dibattito e al clima che si respira. Non è dato in natura un governo che non trovi nel principale partito un sostegno sì autonomo ma visibile, riconoscibile e convinto. Credo non basti più la formula "avanti se fa le cose o si stacchi la spina", il tema va affrontato alla radice e lo dico per la gravità dei problemi paesi». Cuperlo sostiene, alludendo in modo critico all'intervento di Renzi, «non credibile proseguire in una logica di questo o di un altro governo che non sia per davvero il nostro al netto di una elegante retorica del genere risuonata anche oggi. Così non funziona».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Gennaio 2014, 07:49
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