Referendum, il voto all'estero non è segreto: boom di foto sui social

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Flavio Briatore è stato tra i primi ed è probabilmente il più noto degli italiani che risiedono all'estero e hanno già votato per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
 



Il manager italiano, apertamente schierato per il Sì, ha deciso di pubblicare la foto in cui barra con una croce la propria preferenza, scatenando applausi e polemiche a seconda dello schieramento politico dei propri follower. La foto, in meno di 5 giorni, ha accumulato quasi 6 mila like.



Briatore, però, non è stato il solo. C'è un esercito di italiani residenti all'estero che hanno già ricevuto la scheda per il voto e hanno già espresso la preferenza: c'è tempo fino al 1 dicembre per consegnarle, in busta chiusa, ad ambasciate e consolati sparsi per il mondo. Solo tre giorni dopo le buste saranno spedite per lo spoglio ai seggi.



Purtroppo, questa mania di protagonismo applicata all'impegno politico o al semplice diritto/dovere civico rischia di provocare già abbastanza danni sui social. Non tutti si sono limitati a far sapere che avevano già votato: sempre più italiani residenti all'estero, infatti, hanno pubblicato la foto della scheda elettorale con tanto di preferenza già segnato. E questo è un fenomeno bipartisan, che coinvolge entrambi gli schieramenti e non fa bene all'Italia.





Il voto, infatti, in questo modo perde il carattere di segretezza che deve possedere. Lo stabilisce la stessa Costituzione (articolo 48) che, a seconda dei casi, tutti dicono di voler migliorare o difendere. In certi casi, però, il protagonismo di questi nuovi politologi, innescati forse dalla visibilità dei social o dalla politica 'dal basso' sempre più diffusa negli ultimi anni e non solo in Italia, rischia di diventare controproducente.





Le regole per il voto degli italiani all'estero, introdotte dalla legge Tremaglia, non sono chiare e soprattutto difficilmente possono essere applicate. Può capitare, ad esempio, com'è successo in un bar italiano in Australia, che qualcuno perda la propria scheda e gli esercenti, per gioco, decidano di affiggerla sul muro apportando una modifica significativa: la terza opzione, 'Boh'. Molto simile alla scelta 'Ni' di un altro italiano, evidentemente indeciso, dall'altra parte del mondo.

Tuttavia, come annunciato dal giurista Alessandro Pace, presidente del Comitato per il No, è già pronto un ricorso all'ufficio centrale per il referendum nel caso in cui il voto italiano all'estero dovesse rivelarsi determinante per la vittoria del Sì. Un ricorso possibile e fondato, che però non è piaciuto neanche ad alcuni esponenti dello stesso schieramento: Massimo D'Alema ha già detto che «i ricorsi li fa chi perde, mentre il No vincerà». Intanto, tra chi vota convinto e non resiste a farlo sapere al mondo anche se contro la legge, e chi è indeciso, troviamo anche chi suggerisce il più classico dei voti di protesta.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Novembre 2016, 11:17
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