La mossa di Renzi riesce ad entusiasmare i dem ma fa infuriare Berlusconi. Mattarella è stato tra i fondatori della Margherita e del Partito democratico e le dichiarazioni di Bersani e Enrico Letta mostrano che fra i dem non fanno paura i franchi tiratori e non si teme il remake del 2013.
L’ex Cav invece accusa Renzi di aver “tradito” il patto del Nazareno. «Renzi – tuona il capogruppo azzurro Paolo Romani - non può tenere insieme tre maggioranze: una al governo, un’altra sulla legge elettorale e un’altra sul Quirinale». La tensione in Fi è evidente e la fronda azzurra guidata da Fitto chiede la 'testa' dei vertici azzurri da sempre sponsor del patto con Renzi.
Alla quarta votazione comunque, i voti per Mattarella dovrebbero arrivare di sicuro dal Pd, ma anche da Sel, Scelta Civica, dai fuoriusciti grillini. Chi tiene i conti parla di un pacchetto di 554 voti certi, sufficienti a superare la maggioranza dei 505 voti necessari. Alfano deve decidere: si trova in una posizione imbarazzante da membro del governo ma alleato di Berlusconi nella partita del Quirinale. Per ora sceglie di stare dalla parte del suo ex leader: «Il problema è il metodo non il nome, degnissimo, di Mattarella. La sua scelta è avvenuta per comporre le questioni interne del Pd, ma noi non siamo del Pd. Ma il patto di governo tiene”. Sul nome di Sergio Mattarella pesa anche la “benedizione” di Giorgio Napolitano che ieri ha partecipato alla sua prima votazione da senatore a vita: “E' una persona di assoluta lealtà, coerenza democratica e alta sensibilità costituzionale».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Gennaio 2015, 09:01
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