Napolitano si dimette, addio al Quirinale.
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Napolitano si dimette. "Contento di tornare a casa"

di Alessandra Severini
ROMA - Il giorno dell’addio è arrivato. Il presidente Napolitano firmerà oggi le dimissioni e non nasconde un certo sollievo. «Sono contento di tornare a casa - confessa rispondendo alla domanda di una bambina - Il Quirinale è bello ma è un po’ troppo chiuso». In coerenza con il suo lungo mandato, il capo dello Stato invia l’ultimo augurio al paese, quello di «essere unito e sereno».





Al Quirinale Napolitano ha vissuto per nove anni, garante e difensore della stabilità che non si è mai stancato di chiedere alle forze politiche. Ora toccherà a queste scegliere il successore: «Un arbitro saggio, una personalità di grande livello», disegna l’identikit il premier Renzi, che dovrà innanzitutto trovare l’unità del suo partito su un nome per evitare la figuraccia del 2013 che macchierebbe anche il suo governo. Perché dei 1007 grandi elettori chiamati alla scelta, 450 sono del Pd e per l’elezione al quarto scrutinio (quando servirà la maggioranza assoluta) serviranno 505 voti. Di certo il premier punta su una figura politica, con esperienza, di area dem ma capace di mediare e raccogliere il maggior consenso, nel Pd e anche in FI. Un identikit a cui sembra rispondere il nome di Walter Veltroni, dato da molti per favorito. Un nome che potrebbe soddisfare anche la minoranza bersaniana, anche se i dem di area cattolica preferirebbero quelli di Mattarella o Franceschini. Sul nome di Mario Draghi, si pronuncia Sergio Marchionne: «Dice che non ci vuole andare».











Nel suo ultimo giorno di mandato Napolitano ha ricordato per l’ennesima volta l’importanza di approvare le riforme, anche se le opposizioni già affilano le armi e si preparano a chiedere una pausa dei lavori parlamentari in attesa che il quadro politico si chiarisca con l’elezione del nuovo inquilino del Colle. Sulla legge elettorale pesa poi la valanga di emendamenti presentati.

Renzi intanto esulta per il «cambio di direzione dell’Europa» e rivendica i risultati ottenuti nel semestre a guida italiana.
Parlando a Strasburgo, il premier però avverte «o l’Europa cambia davvero o diventa fanalino di coda del mondo». Poi cita l’Ulisse di Dante - «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza» - per scagliarsi contro la «demagogia imbarazzante della paura» e ai leghisti che lo attaccano anche dai banchi dell’Europarlamento dice: «Leggere più di due libri è difficile per alcuni di voi, lo capisco».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Gennaio 2015, 10:02
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