Mattarella, primo giorno da Presidente.
Visita a casa Napolitano: "L'ho ringraziato" -Foto

Mattarella, primo giorno da Presidente della Repubblica. Visita a casa Napolitano: "L'ho ringraziato"

di Alessandra Severini
ROMA - Una domenica normale da presidente della Repubblica. Una passeggiata in centro, poi la Messa, come un cittadino qualunque. Ma Sergio Mattarella è anche il neo-eletto capo dello Stato e, dunque, tra i suoi impegni domenicali infila una telefonata a Carlo Azeglio Ciampi e un lungo incontro con tanto di abbraccio a Giorgio Napolitano. Perché i suoi predecessori, possono condividere «le preoccupazioni» e il peso del ruolo che si appresta a ricoprire.





Il presidente Mattarella giurerà domani e subito dopo terrà il suo discorso alle Camere. Sarà un discorso asciutto e lineare, in conformità alla sua persona, ma il capo dello Stato sottolineerà l'importanza dell'unità del Paese per uscire dalle secche della crisi e farà capire che il suo sarà un ruolo di garanzia per tutti, con un occhio attento ai bisogni della gente comune.













Intanto Matteo Renzi si gode quello che la stampa estera definisce “il suo «trionfo politico». Anche gli analisti finanziari vedono in Sergio Mattarella una figura autorevole, ma nutrono qualche dubbio su un possibile rallentamento dell'iter delle riforme, causato dalle tensioni nella maggioranza e con FI. Il premier ha dimostrato di non essere sotto ricatto di nessuno e dunque non teme che lo strappo con Berlusconi possa rallentare il cammino delle riforme: se salta il patto del Nazareno, è convinto Renzi, ci sono i numeri per andare avanti da soli e arrivare all'approvazione della legge elettorale alla Camera ad aprile e della riforma costituzionale per il 2016.

Ma tra gli azzurri il “tradimento” fatica ad essere digerito e il partito è un vulcano sul punto di esplodere. La minoranza guidata da Fitto continua a chiedere un cambio di atteggiamento nei confronti di palazzo Chigi, ma è difficile pensare che Silvio Berlusconi voglia interrompere il dialogo sulle riforme avviato con il Patto del Nazareno. Troppo debole è la posizione dell'ex Cav perché questo possa stralciare l'intesa e rinunciare a un ruolo di protagonista nelle riforme che Renzi sembra ancora disposto a riconoscergli. Così, sembrano una minaccia velleitaria le parole di Toti: «Dopo lo strappo sul Capo dello Stato da parte di Renzi è inevitabile che ci siano delle conseguenze nel dialogo portato avanti fino ad ora».



In grande difficoltà però è anche l'alleato di governo Ncd, che deve fare i conti con polemiche e abbandoni. Alfano assicura: «Faremo sentire molto forte la nostra voce a partire dalle riforme delle popolari e del lavoro». Irritato con chi abbandona Ncd tuona: «Non trattengo nessuno, chi ci sta ci sta». In realtà in molti gli chiedono di lasciare il Viminale per concentrarsi sul rilancio del partito considerato da molti troppo dipendente dal “cinico Renzi”.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Febbraio 2015, 09:47