Jobs Act, neoassunti senza l'articolo 18.
Cgil in rivolta: "Pronti allo sciopero"

Jobs Act, neoassunti senza art.18. Ira Cgil: "Pronti allo sciopero"

di Alessandra Severini
ROMA - Contratto a tutele crescenti per i neo assunti, salario minimo per i co.co.co, via libera alle tecnologie per il controllo a distanza dei lavoratori. Per bloccare sul nascere le polemiche sul possibile intervento per decreto per cambiare il mercato del lavoro, il governo presenta direttamente un emendamento alla legge delega, in cui individua le modifiche che intende apportare allo Statuto dei lavoratori.





Il testo prevede in pratica una modifica dell'art.4 dello Statuto, con la possibilità di usare tecnologie per il controllo a distanza dei dipendenti, tutelando comunque «dignità e riservatezza» del lavoratore. Verrà poi modificato l'art.13 sulla flessibilità delle mansioni, con la possibilità di adeguare la retribuzione alla nuova mansione (con eventuale riduzione, che oggi non è ammessa). Sul famigerato art.18, il testo rimane vago e prevede soltanto l'introduzione di un contratto a tutele crescenti per i neo assunti. Le tutele (ed il periodo) saranno specificate nei decreti delegati, ma si prospetta, almeno per i primi tre anni, la mancata applicazione dell'art.18. In caso di licenziamento illegittimo perciò, il lavoratore avrebbe diritto ad un indennizzo, commisurato al periodo di lavoro effettuato e non al reintegro. Il timore però è che la vera intenzione del governo sia quella di non limitare questo meccanismo ai primi tre anni di lavoro, ma di estenderlo all'intera vita lavorativa, con la scomparsa dell'art.18 per tutte le nuove assunzioni. Del resto sarebbe questa la flexsecurity sul modello tedesco di cui sempre più spesso parla Renzi.



Altre novità riguarderanno la riduzione delle forme contrattuali (oggi più di 40), l'introduzione in via sperimentale di un salario minimo per i co.co.co, l'istituzione di una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro. L'emendamento dovrebbe essere votato oggi in commissione Lavoro al Senato ma sale già la protesta. A cominciare dai sindacati, con la Cgil che invita le altre sigle alla mobilitazione unitaria. «L'articolo 18 è solo lo scalpo che Renzi deve portare in Europa», ha tuonato la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Ma anche nel Pd le critiche non mancano e il segretario dovrà sudare per convincere i suoi a votare la riforma. «Il Pd ha sposato la linea del centrodestra sulla riforma del lavoro» attacca Stefano Fassina. Arrivano rassicurazioni invece sulla legge di stabilità. Il governo non intende aumentare la pressione fiscale, ma si profila un intervento di riordino delle detrazioni fiscali.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Settembre 2014, 09:35
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