Jobs act, accordo nel Pd: niente fiducia
Ncd: "Vertice o rottura". Boschi dice no

Jobs act, accordo nel Pd: niente fiducia Ncd: "Vertice o rottura". Boschi dice no

di Alessandra Severini
ROMA - Matteo Renzi apre ai dissidenti del Pd e sigla con la sinistra del partito un'intesa sul jobs act. La mossa del premier mira a placare i malumori della minoranza dem in vista delle battaglie d'aula su legge elettorale e manovra.





Di fatto, l'accordo riguarda l'art.18, con il reintegro mantenuto per i licenziamenti per motivi discriminatori e, in alcuni, definiti, casi anche per quelli disciplinari. Il testo sarà corretto anche sul tema dei controlli a distanza, ma non verranno toccate le norme sul demansionamento. Se da un lato si ammorbidiscono le posizioni all'interno del Partito democratico, dall'altro si scatena la protesta degli alleati di Ncd che minacciano di non votare il jobs act così modificato e di aprire la crisi di governo. In serata i centristi Sacconi e De Girolamo vanno a Palazzo Chigi per un chiarimento informale ma, al termine, annunciano che “la partita rimane aperta”. Renzi invece ritiene che l'intesa con i dissidenti rappresenti un «grandissimo passo avanti», e considera la «partita chiusa» e l'articolo 18 «superato».



Il premier conta di vedere già dal 2015 in vigore la riforma del lavoro, senza escludere una possibile fiducia sul testo modificato come d'accordo con il suo partito. Per calmare Ncd, invece, il premier punta sulla legge elettorale e garantisce che sul testo del neo-Italicum, concordato dalla maggioranza, non ci sarà nessuna ulteriore trattativa. Ferma quindi anche la soglia di sbarramento al 3% tanto cara agli alfaniani, che invece Forza Italia vorrebbe più alta. I renziani sottolineano che la mediazione trovata sul jobs act non è stata un «cedimento alle rivendicazioni della sinistra dem», ma di certo ricompatta il partito in vista delle battaglie parlamentari e smina lo sciopero generale della Cgil previsto per il 5 dicembre.



L'economia intanto continua a dare segnali di crisi. In Italia la deflazione sembra essersi fermata (ad ottobre i prezzi sono tornati leggermente a salire dello 0,1%, anche se non in tutte le grandi città), ma arriva per tutta l'Eurozona l'allarme del Fondo monetario internazionale che vede il rischio di una lunga deflazione, come accaduto in Giappone. Anche l'agenzia di rating Standard & Poor's vede nero ed esorta la Bce a adottare a breve nuove misure.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Novembre 2014, 09:20
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