Boschi e il referendum: "I veri partigiani sono
per il sì". Bersani: "Come si permette?"

Boschi e il referendum: "I veri partigiani sono per il sì". Bersani: "Come si permette?"

di Alessandra Severini
Nonostante la prossimità delle elezioni amministrative, il Pd sembra più interessato al referendum costituzionale di ottobre. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, fidatissima del premier, ribadisce che il destino del governo è legato all'esito del referendum e che, nel caso di sconfitta, anche lei «come Renzi» andrà a casa. Ma è sulla scelta dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di votare No che si riaccendono le polemiche.

«Il direttivo nazionale ha preso una linea dice il ministro - poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale».Parole pronunciate in tv che immediatamente fanno scattare la reazione della minoranza dem. Duro l'ex segretario Pier Luigi Bersani, che affida a facebook la replica: «Come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere? Siamo forse già arrivati a un governo che fa la supervisione dell'Anpi? È evidente che siamo a una gestione politica sconsiderata e avventurista». Ma è l'Anpi stessa a rispondere al ministro. Lo fa Umberto Lorenzoni, partigiano con il nome di battaglia Eros, che ricorda come «l'Anpi ha votato e ha deciso all'unanimità (solo 3 contrari) di dire no alla riforma. E la nostra posizione la porteremo avanti fino in fondo». «Non consentiremo aggiunge - che una dama bellina storpi la Costituzione conquistata con il sangue di migliaia di partigiani».

Boschi bolla «come evidenti strumentalizzazioni» le critiche e chiarisce: «Non mi sono mai sognata di dare patenti ai partigiani, né di distinguere tra i partigiani veri o meno veri. Ho solo detto che fra i partigiani che hanno combattuto la Resistenza, ce ne sono molti, come ad esempio il comandante Diavolo, Germano Nicolini, 97enne, che hanno annunciato il loro sì al referendum».

Se nel Pd le anime del partito trovano nuova occasione di scontro, il cielo sopra il Movimento 5 stelle non è più sereno. Oggi verrà decisa probabilmente l'espulsione del sindaco Pizzarotti, anche se non è escluso che i vertici decidano di rimandarla a dopo le elezioni comunali per evitare scossoni.Nel centrodestra invece Berlusconi continua ad auspicare l'unità della vecchia coalizione, ma il segretario leghista Matteo Salvini frena, ricordando il caso Roma dove il Cav ha scelto di appoggiare Alfio Marchini invece di Giorgia Meloni.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Maggio 2016, 09:24
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