Berlusconi a Fitto: deciditi, con noi o fuori.
Lui replica: "Mi cacci perché ho ragione?"

Berlusconi a Fitto: deciditi, con noi o fuori. Lui replica: "Mi cacci perché ho ragione?"

di Alessandra Severini
ROMA - Silvio Berlusconi ci crede ed è determinato a rilanciare Forza Italia e la sua leadership. È quello che dice a deputati e senatori azzurri riuniti a Montecitorio, mostrando i muscoli ai ribelli fittiani che non partecipano all’incontro.





A loro il Cav lancia un ultimatum: «Una settimana e poi Fitto e i suoi devono decidere: o dentro o fuori». Da Strasburgo, Raffaele Fitto non sembra sorpreso: «Una nostra cacciata? Perché? Perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme, e, purtroppo, su tutto il resto?». Forza Italia sembra sull’orlo di un’altra scissione, dopo quella dolorosa che portò Gianfranco Fini a lasciare l'allora Pdl. Ma Fitto non sembra intenzionato a fare le valigie, né ad abbandonare la linea ribelle. Il 21 febbraio terrà a Roma la convention dei suoi Riformatori. Berlusconi è furioso con l’ex governatore pugliese perché avrebbe bisogno di un partito compatto per inaugurare la nuova fase annunciata, che vedrà FI protagonista di «un’opposizione senza sconti e senza quella benevolenza che questo governo ha dimostrato di non meritare». Il leader azzurro prende su di sé l’intera responsabilità del fallimento del Patto del Nazareno: «Se c’è una responsabilità è mia perché io ci avevo creduto» ma «è il Pd che ha tradito».



Intanto il cammino del ddl sulle riforme costituzionali procede a rilento. Una tesa trattativa serale (in aula si è sfiorata anche la rissa tra deputati della Lega e di Ncd ) fra maggioranza e opposizione ha spinto il Pd a chiedere una seduta fiume per terminare l’esame degli emendamenti e le votazioni su tutti gli articoli del ddl. Il voto finale sarà rinviato a marzo. Sulla base di questo compromesso i gruppi parlamentari di opposizione avrebbero assicurato la partecipazione ai lavori e deposto le armi dell'ostruzionismo. Lega Nord e Fi hanno ritirato tutti i propri sub-emendamenti.



Intanto Renzi ha annunciato che il governo si prenderà qualche settimana in più per esaminare la contestata norma del 3% del decreto fiscale. Dal 20 febbraio è stata rinviata a maggio. La ragione ufficiale è di varare «una riforma fiscale giusta e coerente che possa consentire il recupero reale dell'evasione». In molti, soprattutto nella sinistra dem, hanno interpretato la decisione come una mano tesa a Berlusconi dopo la rottura del Patto del Nazareno.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Febbraio 2015, 08:36
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